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Festa Della Mamma
Festa Della Mamma

La Festa della Mamma, è una ricorrenza civile diffusa in quasi tutti i paesi del mondo.

In questa giornata speciale, si coglie l'occasione di celebrare la figura materna e la sua influenza nei confronti della famiglia e della società.

A parlare di questa festa per la prima volta fu Julia Howe, un 'attivista pacifista e abolizionista che decise di istituire la Giornata della Madre per la Pace (Mother's Day For Peace) come momento di riflessione contro la guerra nel maggio del 1870.

Quindi, le vere origini ci portano in America negli anni cinquanta dell'ottocento.

Questa iniziativa non ebbe però successo, infatti bisognerà aspettare il 1905 per la prima e vera celebrazione nel ricordo della figura materna nata da parte di Anna Jarvis in memoria della propria mamma insegnante che morì.

Prima del 1905, Anna iniziò anche ad organizzare degli incontri con le donne per parlare e confrontarsi su temi molto toccanti riguardanti tempi, ossia sulla scarsità delle condizioni igieniche, sulle malattie mortali e soprattutto sulla pace.

L'obbiettivo era quello di portare le donne ad impegnarsi sul piano politico per poter garantire la pace e dunque per poter salvare tutti quei figli che morivano in guerra.

Il simbolo di questa celebrazione scelto da Anna fu il garofano, ed era quello preferito dalla sua mamma.

Questo fiore era rosso per le mamme in vita e bianco per tutte le mamme morte.

 

         

 (Immagine presa da it.pngtree.com)

 

 

In poco tempo, questa celebrazione si diffuse in quasi tutta America e nel 1914, il Presidente degli Stati Uniti ufficializzò la festa come nazionale e si diffuse anche l'usanza di regalare rose rosa alla propria mamma.

La Festa della Mamma non ha una data fissa, ma i problemi si festeggia la seconda domenica di maggio.

In Italia fino al 2000 si festeggiava l'8 maggio; successivamente le cose sono cambiate e la data ha iniziato ad essere variabile.

Sta di fatto che, nel 2021 si festeggia domenica 9 maggio.

Tale celebrazione era nata in Italia a partire dal 1956, grazie al sindaco di Bordighera Raul Zaccari che decise di celebrarla per la prima volta presso il Teatro Zeni.

Inizialmente, l’obbiettivo era per lo più commerciale dato che Raul era diventato famoso per le sue coltivazioni di fiori.

 

La data di festeggiamento varia a seconda del paese, vediamone alcuni:

Norvegia: Seconda domenica di febbraio

San Marino: 15 marzo

Albania: 8 marzo ( stesso giorno della Festa della Donna)

Regno Unito: Quarta domenica di Quaresima (fra il 1 di marzo e il 4 aprile)

Italia: Seconda domenica di maggio

Stati Uniti: Seconda domenica di maggio (come la maggior parte degli altri Stati che festeggiano)

Portogallo : Prima domenica di maggio

Francia : Ultima Domenica di maggio

Argentina : Terza domenica di ottobre

Russia : Ultima domenica di novembre

Indonesia : 22 dicembre

 

Tra i simboli più rappresentativi, possiamo trovare:

-          IL COLORE ROSSO

-          LA ROSA

-          IL CUORE

 

Questi tre simboli rappresentano la bellezza, l'amore, l'affetto.

 

 

" Dio non poteva essere dappertutto, così ha creato le madri"

La Giornata Mondiale della Terra
La Giornata Mondiale della Terra

La giornata mondiale della Terra è una ricorrenza diffusa in quasi tutto il mondo.

Istituita per la prima volta dalle Nazioni Unite il 22 aprile del 1970.

Questa festa viene celebrata un mese e un giorno dopo l’equinozio di primavera, cioè ogni 22 aprile.

Promossa dal senatore statunitense Gaylord Nelson e in precedenza da John Fitzgerald Kennedy.

Nato inizialmente come movimento universitario il 4 ottobre del 1969 per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra, è divenuto poi un avvenimento educativo ed informativo.

L’obbiettivo principale è quello di trovare soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell’uomo.

Nel 1970, per la prima volta, milioni di cittadini americani si radunarono in strada per manifestare in difesa della Madre Terra.

E’ stata la prima protesta che ha riunito persone di tutti i ceti sociali americani.

L’impatto ambientale del dopoguerra cominciava a farsi sentire e il senatore Nelson per aumentare la consapevolezza delle problematiche ambientali, istituì dei teach-in nei campus universitari.

Alla fine del 1970, negli Stati Uniti, nacque la prima agenzia per la protezione dell’ambiente, che intendeva proteggere:

  • La qualità dell’acqua
  • Il controllo dell’uso delle sostanze pesticidi e chimiche
  • Le specie in via di estinzione

 

Negli ultimi anni, questo avvenimento è riuscito a mobilitare oltre un miliardo di persone nei 193 paesi dell’ONU coinvolti.

Nel 2009 la Giornata della Terra ha segnato l’inizio di una grande campagna di sensibilizzazione in Italia, chiamata Green Generation Campaign.

I punti principali della campagna erano basati sulle energie rinnovabili, cioè sui combustibili fossili e sul carbone.

Un altro obbiettivo era anche quello di creare milioni di posti di lavoro verdi, aiutando la popolazione più povera.

Per il terzo anno consecutivo, a promuovere questa manifestazione fu il canale musicale di National Geographic.

Addirittura, a Roma venne organizzato un concerto in Piazza del Popolo con artisti italiani ed internazionali e nelle sale cinematografiche venne proiettato il film Earth – La nostra Terra.

Nel 2010 un altro concerto si tenne sempre a Roma al Circo Massimo, nel 2011 a Villa Borghese

(Roma) e nel 2012 al Pala Partenope di Napoli.

 

Per questa edizione del 2022 invece, Legambiente ha lanciato un pacchetto di dieci impegni per il futuro, di cui cinque indirizzati al governo e cinque indirizzati ai cittadini.

L’argomento principale è la necessità di incrementare le produzioni agricole interne, preservando le materie prime e garantendo produttività e fertilità dei suoli.

Ogni edizione ha un tema, e per questa 52esima edizione, il tema è Invest in Our Planet (investire nel nostro pianeta).

Al teatro sociale di Camogli verrà consegnato il premio Sostenibilità Ambientale al geologo Mario Tozzi e successivamente verrà organizzato un evento speciale in onore di Lucio Battisti.

In Abruzzo invece, il direttore generale e quello amministrativo della Agenzia Regionale per la tutela dell’ambiente celebreranno la giornata in diretta streaming con la partecipazione di tutte le scuole vincitrici del secondo Concorso di Senato e Ambiente (progetto finalizzato a sensibilizzare i giovani sula tutela e la sostenibilità dell’ambiente).

In Sardegna invece, l’ARPAS terrà un programma di attività composto da otto laboratori e rivolto agli studenti di alcune scuole della regione.

La Storia del Termometro
La Storia del Termometro

Il termometro è uno strumento di misura che consente di misurare la temperatura in modo semplice e veloce.

Questa parola deriva dalle due parole greche therme (calore) e metron (misura).

La sua invenzione è stata preceduta dalla realizzazione del termoscopio e si deve a Filone di Bisanzio, uno scienziato che lavorava nella biblioteca di Alessandria che realizzò un termoscopio che funzionava utilizzando la dilatazione termica dell’aria.

Il successo di questa creazione però, fu reso noto da Galileo Galilei che nel 1607 realizzò anche lui un termoscopio, che non è altro che l’antenato del termometro.

Galilei, osservò che l’aria riscaldata aumentava di volume e raffreddandosi tornava al volume originario.

Sulla base di questa osservazione Erone (matematico, ingegnere e inventore alessandrino) costruì un dispositivo che si basava sulla dilatazione dell’aria per far aprire le porte del tempio pagano quando sull’altare veniva accesso il fuoco.

Questa invenzione è chiamata Fontana di Erone:

 

 (Foto presa da Internet)

 

Fino a quel momento, il termometro non veniva utilizzato per provare la febbre e per far ciò, gli antichi apponevano le loro mani sul corpo della persona ammalata; quindi giudicavano se aveva la febbre o senza sapere la misurazione esatta.

Il primo e vero termometro per controllare la temperatura corporea fu realizzato da Santorio (amico di Gallilei) a Padova nel 1625.

Santorio costruì un tubo di vetro nel quale veniva inserita una parte di aria e una parte di acqua verde che consentiva di rendere più visibile la variazione del livello dovuto al riscaldamento dell’aria.

L’idea di utilizzare l’acqua come sostanza termometrica risale al 1650 ed è riconducibile a Evangelista Torricelli, noto studioso e inventore del barometro.

Sopra a questo tubo, c’era anche una scala graduata che consentiva di dare una misura precisa al cambiamento di temperatura.

Purtroppo, questo dispositivo era lungo circa 30 centimetri e la scala graduata era arbitraria, mancando dunque una scala di valori condivisa.

Il problema delle dimensioni venne risolto però nel 1867 da Thomas Allbutt che ne realizzò uno simile a quello dei giorni nostri e la misurazione di temperatura non richiedeva più di 20 minuti.

Il problema del contenuto venne invece risolto da Fahrenheit che realizzò successivamente un termometro ad alcool e poi quello a mercurio nel 1714.

Il termometro a mercurio è stato messo al bando il 3 aprile 2009 a causa della tossicità del mercurio.

Celsius, elaborò la sua scala basandosi sulle temperature di ebollizione e di congelamento.

Questa scala è quella che viene utilizzata tutt’ora dove la media di un corpo umano è di 37 gradi mentre per Fahrenheit era di 98.6.

L’importanza del termometro ad alcool invece, è associata all’Accademia del Cimento che mise a punto questa invenzione.

L’accademia venne fondata nel 1657 a Firenze da parte di Ferdinando de Medici con lo scopo di studiare la natura per via sperimentale.

Nonostante durò solo 10 anni poiché il suo scioglimento avvenne nel 1667, l’ateneo portò  a risultati molto importanti.

Pensate che, nel 1654 de Medici realizzò dei tubi sigillati riempiti di alcool e/o di urina con bulbo e gambo

Il termometro ad alcool, a differenza di quello ha mercurio, aveva come contenuto l’alcool che non era tossica ed evaporava rapidamente.

E’ stato il primo strumento efficiente e moderno per misurare la temperatura corporea.

Il liquido utilizzato può essere cherosene, acetato di isoamile oppure etanolo puro.

Il suo colore è trasparente per cui viene aggiunto del colorante rosso oppure blu per rendere visibile il risultato della temperatura.

Solitamente i termometri ad etanolo sono utilizzati per le misurazioni meteorologiche.

Oggi, possiamo misurare la temperatura corporea utilizzando anche termometri digitali che operano attraverso dei sensori di calore elettronici.

Dopo aver posto il termometro, sentiremo un bip che indica che il completamento della misurazione è terminato.

Esistono anche termometri digitali ad infrarossi, la cui unica differenza è che la misurazione avviene a distanza e non per contatto.

I termometri digitali impiegano meno tempo rispetto a quelli a mercurio per calcolare con affidabilità la misura della temperatura.

I termometri a mercurio ci impiegano circa 5 minuti, inoltre, sono molto pericolosi se cadono per terra.

Non solo perché sono fatti di vetro, ma anche perché il mercurio è tossico.

Leggere il termometro digitale è ovviamente più semplice dei classici termometri tradizionali.

L’ultima e unica differenza è che funzionano tramite delle pile non ricaricabili che prima o poi bisognerà cambiare.

 

Le ore più corrette per misurare la febbre vanno dalle 16 alle 18, poiché in questo arco di tempo il corpo assume i suoi valori più alti.

Solitamente la temperatura oscilla tra i 36,8 ai 37,4 gradi.

In base alla sua intensità, la febbre viene definita:

 

  • Leggera: da 37.5 a 38.5 gradi
  • Moderata: da 38.5 a 39.5
  • Alta: da 39.5 a 40.5
  • Altissima: oltre i 40.5 gradi

 

I punti corporei che possono essere utilizzati per rilevare la temperatura sono:

- Orale: può essere misurata solo ai pazienti che sono in grado di tenere il termometro in bocca.

Non può essere provata se si ha bevuto un liquido caldo oppure freddo.

- Timpanica: Si misura attraverso un termometro ad infrarossi

- Rettale: Deve essere effettuata previa lubrificazione con sostanze solubili in acqua.

E’ la soluzione che fornisce risultati più precisi e allo stesso tempo è quella più difficile da accettare, almeno che, non si tratti di bambini con età inferiore ai cinque anni

- Ascellare: metodo pratico e più comune, basta appoggiare il termometro sotto l’ascella.

La Storia dell'Amaca
La Storia dell'Amaca

L’amaca è una forma di giaciglio primordiale utilizzata per riposarsi oppure per dormire.

Le sue origini sono incerte, sappiamo che vennero utilizzate nelle navi per la prima volta da parte di Cristofolo Colombo per i suoi marinai che, fin a quel momento, dormivano per terra.

Infatti, in missioni precedenti, e più precisamente in quella del Mondo Nuovo, Cristofolo Colombo portò con sé oro, spezie, ananas, tabacco ed amache.

L’amaca era facile da trasportare sulle navi perché non occupava molto spazio ed era semplice da mettere e da togliere.

Inoltre, rappresentava un vantaggio per chi soffriva di mal di mare dato che, consentiva di ridurre l’effetto del rollio.

Molto probabilmente, le sue origini sono indigene ed in Europa è stata portata successivamente da parte degli spagnoli.

Nella cultura contadina siciliana, l’amaca veniva utilizzata come culla per i bambini.

Veniva appesa sopra al letto matrimoniale agganciata a travi oppure alle pareti e consentiva di dondolare il neonato senza fatica.

 

Questo tipo di giaciglio nasce sicuramente in luoghi con clima tropicale, dove c’è molta umidità e soprattutto dove ci sono animali striscianti sul terreno.

Il suo fissaggio era ed è molto semplice.

Basta fissarla tra due alberi che consentono anche di essere riparati dal sole e avere un luogo arieggiato.

Inizialmente, il materiale originario per la sua produzione era la corteccia degli alberi.

In seguito, venne sostituita con il Sisal, un materiale resistente dotato di elasticità e flessibilità.

Fino ad arrivare al tessuto di cotone, che consentiva anche di avere colori diversi che alla fine erano i colori tipici della zona.

Ovviamente, un tempo era tessuta a mano, mentre oggi la sua produzione è per lo più industriale.

I due modelli principali e differenti sono:

Amaca da Terra: è la soluzione ideale per coloro che, non hanno la possibilità di legarla a due alberi.

È dotata infatti di una struttura di sostegno in legno oppure in alluminio sul quale poi è teso il tessuto.

 

Amaca con le Corde: il classico modello che deve essere legato per mezzo di due corde a due alberi che devono avere una distanza minima fissa.

L’installazione è semplice, poiché oltre a legare le due corde, non occorre fare altro.

 

Ad oggi invece, esistono amache con diverse varianti, ad esempio:

 

  • Amaca Seduta: molto semplice da assemblare, può essere fissata in verticale ad una trave o su un qualsiasi altro tipo di supporto.

Regge un peso massimo di circa 110 kg, e può essere utilizzata sia all’esterno che all’interno della propria abitazione.

 

  • Amaca Poltrona: molto semplice da assemblare, può essere realizzata con diversi tipi di materiali.

Può essere esposta in giardino, sul terrazzo oppure in salotto e regge un peso massimo di circa 130 kg.

Ad esempio, questa amaca è realizzata in cotone ed è dotata di un sostegno in acciaio e di un telaio in legno.

 

 

  • Amaca con Tettuccio: può essere singola oppure matrimoniale.

Non necessita di nessun albero, in quanto, è un’amaca da terra.

Presenta anche due comodi cuscini che garantiscono ulteriore comfort, ed è realizzata in legno con un comodo tettuccio che protegge dal sole diretto quando ci si rilassa all’aperto.

 

 

  • Amaca con Poggiapiedi: molto semplice da assemblare, può essere fissata in verticale ad una trave o su un qualsiasi altro tipo di supporto.

Può essere utilizzata sia all’esterno che all’interno della propria abitazione.

Lavorata in legno o in alluminio presenta una corda e una tela di cotone.

Dotata di un comodo poggiapiedi per dondolarsi meglio e rilassarsi maggiormente.

 

 

L’amaca consentiva e consente di dormire ovunque in condizioni di sicurezza, sollevati dal terreno dove si possono incontrare animali.

È facile da trasportare e soprattutto da montare.

Per sua natura, l’amaca va appesa ed è consigliato utilizzare alberi abbastanza vecchi che offrono un tronco più resistente.

Se la distanza dei due alberi non è abbastanza, è possibile utilizzare delle prolunghe oppure si può acquistare un’amaca con i supporti integrati.

Si tratta di amache che vengono vendute con una specie di culla a forma di u aperta.

Solitamente l’amaca va appesa all’altezza degli occhi (circa 1.80 m), mentre se le corde sono extra occorre appenderle più in alto in modo che, l’estremità dell’amaca rimangano all’altezza degli occhi.

 

 

 

 

Se ti stai chiedendo come fare per lavare la tua amaca, devi tener conto che, i colori dei tessuti non sono molto resistenti per cui, bisogna sempre optare per un lavaggio a mano e una asciugatura naturale.

Quindi, evitare l’asciugatrice e appendere l’amaca in modo ordinato per evitare possibili pieghe.

Consiglio utile: dopo l’uso dell’amaca è necessario riporla in un luogo asciutto e ombreggiato.

In questo modo, i colori rimangono invariati e non si attenuano.

Se invece vuoi lasciare la tua amaca fuori anche d’inverno o quando piove, dovrai utilizzare il tessuto EliTex.

E’ una miscela di poliestere e cotone idrorepellente che non sbiadisce anche dopo essersi bagnato più volte.

Curiosità:

  • Otavalo, è una regione dell’Ecuador dove vengono tutt’oggi fabbricate le migliori amache di tela
La Storia dei Vasi
La Storia dei Vasi

Un vaso è un recipiente aperto utilizzato a scopo decorativo per fiori, oppure usato per inserire liquidi e solidi.

La sua fabbricazione è anche una forma d’arte, nata nell’antica Grecia e in Cina.

La nascita risale al 6000 a.C. circa nel Neolitico e i primi vasi erano realizzati in terracotta.

La materia prima della terracotta è l’argilla, uno dei materiali più antichi lavorati dall’uomo che garantivano anche ottimi risultati grazie alla propria duttilità.

Nell’antica Grecia, i vasi erano realizzati in argilla bianca e venivano prodotti per esigenze domestiche come, ad esempio, le anfore, utilizzate per trasportare i liquidi che presentavano una forma allungata e due anse.

Analizzando i principali vasi, abbiamo:

  • Lekythos: dimensione piccola (inferiore ai 30 cm) che serviva per contenere ungenti profumati utilizzati anche per l’imbalsamazione.

 

  • Oinochoe: serviva per contenere liquidi, in particolare il vino ed era composto da un’ansa per versare il vino, una parte centrale “rigonfiata” per contenere più liquido possibile e, una parte superiore chiamata labbro che aveva una forma ondeggiante e stretta.

 

  • Olpe: serviva per contenere liquidi, principalmente acqua e vino. Vaso simile all’ Oinochoe.

Il più famoso è il vaso Olpe Chigi:

 

  • Idria: vaso utilizzato per il raccoglimento dell’acqua direttamente dalle sorgenti, dotato di tre anse.

 

  • Cratere: veniva posizionato al centro del tavolo perché le sue dimensioni erano grandi e al suo interno si miscelavano acqua e vino.

 

  • Kylik: presentava due anse e un labbro molto ampio in quanto, era dipinto anche internamente e veniva utilizzato come bicchiere.

 

 

Se parliamo dell’antica Cina invece, il materiale principale dei vasi era la ceramica e più precisamente la porcellana.

I primi esemplari hanno fatto la loro comparsa durante l’epoca del Paleolitico.

La dinastia degli Yuan ha dato origine ai così detto vasi blu e bianchi, però l’apice del successo si ottenne quando al potere ci furono i Ming che assunsero il controllo assoluto dal 1368 al 1644.

Successivamente, la Cina influenzò l’arte coreana dei vasi nel momento in cui i due mondi culturali si unirono dopo l’occupazione dei cinesi in Corea.

 

 

I vasi Ming rappresentano gli elementi più particolari e vistosi della storia.

Le decorazioni e le raffigurazioni sono di fiori, animali e draghi che vengono resi speciali grazie allo stacco cromatico blu e a quello bianco.

Con il passare del tempo, apparvero anche le prime porcellane, riservate agli imperatori, venivano, ora , esportate nel resto del mondo.

Se inizialmente l’uso del blu veniva lavorato sotto alla vetratura, ora veniva lavorato sopra.

In seguito, la qualità dei vasi migliorò grazie all’utilizzo dello smalto Fancai che risultava più brillante e permetteva l’uso di una gamma di colori più ampia.

 

 

I colori dei vasi cinesi e dello smalto con cui sono creati sono influenzati dalle epoche storiche.

Ad esempio, il colore blu è tipico dei tempi dell’imperatore Jiajjing mentre quello blu tendente al grigio è relativo alla dinastia Wanli.

Tra le diverse tipologie di decorazioni abbiamo:

- Doucai: il termine significa decorazione su entrambi i lati.

Questa tecnica decorativa nasce durante il regno di Xuande (Ming) e i colori utilizzati erano il giallo, il rosso, il verde, il nero ed il marrone che venivano poi inseriti nelle zone delineate dal blu cobalto sotto l’invetriatura.

- Wucai: conosciuta anche come la tecnica dei cinque colori, nata durante la dinastia dei Ming, è molto simile alla tecnica Doucai e l’unica differenza era che il blu cobalto veniva utilizzato come colore di riempimento sotto l’invetriatura.

- Famiglia verde: tecnica decorativa nata con la dinastia dei Quing che utilizzava gli stessi colori della tecnica Doucai: il giallo, il rosso, il verde, il nero ed il marrone.

Le uniche differenze nel blu, stava nell’utilizzazione sopra l’invetriatura e in queste decorazioni prevaleva l’impiego dello smalto di colore verde.

Gli smalti utilizzati erano traslucenti e consentivano di osservare il bianco della porcellana.

Per datare la porcellana cinese basta controllare il colore nero.

I vasi realizzati prima della metà del XVII secolo, presentavano un nero non puro, composto dal colore verde e dal colore marrone; quindi, si potevano notare dei riflessi verdastri per quanto riguarda i colori non fusi.

I vasi realizzati nella prima metà del XVIII secolo, invece, presentano un colore nero prodotto con smalti traslucidi e opachi che creano un effetto visivo totalmente diverso.

- Famiglia rossa: tecnica decorativa nata a partire dagli anni 20 del Settecento che prendeva spunto dal rococò europeo.

Si distingue dalle altre tecniche per i colori degli smalti utilizzati in quanto predominava in modo significativo il colore rosa e poi il giallo e l’azzurro.

Inoltre, in fase di cottura l’opacizzazione degli smalti non colava più.

Come ben sappiamo, i vasi abbelliscono gli interni e gli esterni.

Rendono accogliente qualsiasi luogo, però è importante sapere qual è il vaso ideale per far crescere in modo sano le proprie piante.

Scegliere un vaso non è semplice, gli aspetti da considerare sono molteplici.

La prima cosa da guardare è la sua dimensione.

Ad esempio, le piante aromatiche necessitano di un vasetto piccolo però devono avere una profondità di almeno 25 cm.

Per quanto riguarda i grandi ortaggi, come ad esempio le melanzane che sviluppano le loro radici in profondità è necessario avere una profondità del vaso di almeno 35 cm.

Per ortaggi come ravanelli ed insalata la profondità non è rilevante perché necessitano di supporti poco profondi.

Il vantaggio dei vasi piccoli è quello di poterli spostare e maneggiare con molta facilità, l’unico intoppo è che più il vaso è piccolo e più la terra si asciuga rapidamente e di conseguenza occorre annaffiare spesso e con molta attenzione.

I vasi grandi e profondi invece, sono adatti per gli ortaggi e per le piante che hanno un apparato radicale profondi, ma questi vengono utilizzati soprattutto a scopo scenografico perché non è facile maneggiarli né spostarli a causa del loro peso.

Occorre porre attenzione alla quantità di terra in eccesso nella base, che può accumulare umidità alla pianta causando muffe o parassiti vari.

Nei vasi grandi, la crescita della pianta è molto più lenta e il terreno si asciuga molto lentamente provocando un possibile marciume delle radici.

Inoltre, quando si acquista un vaso, occorre verificare la presenza nel fondo di uno o più fori che hanno la funzione di lasciare uscire l’acqua in eccesso oppure di assorbirla se vengono innaffiati dal sottovaso.

Se si acquistano delle piante, solitamente, ci viene venduto anche il vaso giusto, dopo qualche anno la pianta crescerà ed il consiglio è quello di scegliere un vaso di 2- 3 cm di diametro più grande.

 

I vasi possono essere realizzati con diversi materiali, i più comuni sono:

  • Plastica: sono leggeri, economici e vanno bene per le piante da interno.

Questo materiale è sconsigliato per le piante da esterno, soprattutto se il vaso è di colore nero perché assorbe il calore provocando un cuocimento delle radici.

Sono solidi, leggeri e durano al lungo.

L’unico difetto è che non consentono una buona circolazione dell’aria e in caso di pioggia, l’acqua potrebbe ristagnare nel sottovaso.

  • Terracotta: realizzati in argilla rossa e rappresentano i vasi classici per il giardinaggio.

A differenza della plastica, la terracotta assorbe l’acqua del terreno e quindi fa sì che il terreno si asciughi più velocemente.

Queta tipologia di vasi sono adatti per le piante che sono più resistenti alla siccità, come le piante grasse o il rosmarino.

L’unico difetto che essendo porosi permettono all’acqua di evaporare rapidamente per cui, durante il periodo estivo, occorrerà annaffiare con maggiore frequenza.

 

  • Ceramica: sono più robusti e adatti a tutte le piante.

Oltre all’inconveniente del prezzo che è più elevato, bisogna tener conto che tendono a rompersi se sottoposti a temperature gelide.

 

  • Legno: ottimo materiale che consente all’aria e all’acqua di circolare.

Inoltre, non si riscalda eccessivamente se sottoposto al calore del sole e consente alla terra di mantenere freschezza anche nei periodo più caldi.

 

 

Inoltre, presentano diverse forme… possono essere quadrati, rettangolari, tondi, conici oppure angolari.

La forma va scelta guardando all’estetica e considerando lo spazio che si ha a disposizione.

I vasi rettangolari hanno la funzione di salva – spazio, mentre i vasi tondi ne occupano molto e di conseguenza necessitano di un luogo spazioso.

 

I contenitori rettangolari o quadrati, si possono accostare uno a fianco all’altro, consentendo di risparmiare spazio e quindi sono indicati anche per le piante presenti sui balconi degli appartamenti.

Giornata Mondiale del Gatto
Giornata Mondiale del Gatto

Il 17 febbraio, si festeggia la Giornata Mondiale del Gatto.

In questa giornata, si coglie l’occasione di festeggiare uno degli animali domestici più amati, e la prima celebrazione avvenne nel 1990.

La sua nascita si deve alla giornalista Claudia Angeletti, che chiese ai lettori della rivista TuttoGatto, di scegliere un giorno da dedicare ai mici.

La proposta vincente, fu quella di Oriella del Col che propose il mese di febbraio giustificandolo in modo più che convincente.

Infatti, il segno zodiacale che rappresenta febbraio è l’acquario.

Alcune delle caratteristiche principali di questo segno sono lo spirito libero e anticonformista (atteggiamento di rifiuto nei confronti dei comportamenti utilizzati dalla maggioranza).

Sappiamo che, i gatti, amano essere liberi e non adorano le oppressioni.

 Il numero 17, è stato scelto invece, per combattere i falsi miti legati a questa data.

Secondo vari sondaggi, una persona ogni sei, cambia strada oppure si ferma se ad attraversare è un gatto nero.

Ma come mai si associa il felino alla sfortuna?

L’origine di questo falso mito, risale al periodo del Medioevo.

In quel epoca, il gatto era considerato il compagno diabolico delle streghe, vista la sua abitudine di uscire durante la notte e il suo colore era associato invece al lutto e all’inferno.

Mentre, l’origine della sfortuna portata dal gatto nero che attraversa la strada, risale all’epoca in cui si andava a cavallo.

Se il micio all’improvviso attraversava la strada ad un cavallo, poteva spaventarlo e fargli perdere il controllo creando pericolo al cavaliere.

Però in Francia ed in Inghilterra, i gatti neri sono considerati come dei portafortuna.

Al fine di combattere queste dicerie, l’associazione animalista ha realizzato il così detto Gatto Nero Day che viene festeggiato il 17 novembre.

E’ importante difendere la dignità e la vita del gatto nero, visto che a causa di questa sciocchezza, sono stati soppressi circa 60 mila gatti.

Gli egizi invece, da sempre, adorano i gatti, perché considerati come la reincarnazione del Dio del Sole e la manifestazione della Dea Bastet.

 

Pin on Art   Bastet era la dea delle donne, dei gatti, della femminilità e della fertilità.

 

All’epoca, se si scatenavano incendi, le persone circondavano i gatti per difenderli dalle fiamme e se qualcuno di loro moriva, come segno di lutto bisognava radersi le sopracciglia.

 

Lo sappiamo bene che non è da tutti entrare in sintonia con questo animale che spesso si mostra distaccato, con un atteggiamento altezzoso, affettuoso ma non troppo … però sono proprio queste le caratteristiche che lo rendono speciale.

Ad oggi, possiamo dire che, durante i periodi di lockdown e successivi, sono aumentate le adozioni da parte delle famiglie italiani.

Gli auguri di questa giornata dunque, vanno triplicati, perché la loro presenza è stata essenziale, soprattutto durante i momenti di difficoltà.

Il Giardinaggio
Il Giardinaggio

Con il termine di giardinaggio, si definisce l'insieme delle tecniche atte per coltivare le piante.

Le prime testimonianze di questa attività, risalgono all'anno 3000 AC

Il fine è per lo più ornamentale, ma come ben sappiamo, può essere praticato anche come attività lavorativa oppure riabilitativa.

Infatti, una delle attività proposte dal carcere è quella di porre i carcerati a contatto con la natura e garantire loro una sensazione di benessere, molte carceri hanno messo a disposizione un giardino biologico, e con il passaggio degli anni, sono stati constatati numerosi benefici.

Ad esempio, il rapporto tra detenuti ha avuto un miglioramento e soprattutto, ognuno di loro è riuscito ad ottenere un maggiore autocontrollo.

Nell'antichità, e soprattutto in Grecia, i giardini avevano una grande importanza culturale e medica, in questi luoghi, considerati sacri, si passeggiava e si parlava di materie scolastiche.

Spesso, le piante che componevano il giardino erano coltivate per scopi medici.

Anche in Italia e precisamente nelle ville dei patrizi, iniziò la pratica di giardinaggio.

I patrizi erano soliti dare una forma alle piante, così da rendere ancora più bello il paesaggio.

Esistono vari tipi di giardino, diversi a seconda del paese in cui sono nati e dei periodi storici.

Elencando i principali abbiamo:

  •          Il giardino formale : chiamato anche giardino all'italiana, nato nell'epoca del Rinascimento, ha rappresentato l'evoluzione del giardino medioevale.

Una delle caratteristiche principali sono le decorazioni floreali disegnate e quelle fatte con cespugli che vengono tagliati fino ad assumere forme geometriche.

Un'altra caratteristica tipica è la così detta zona segreta, recintata per “nascondere” la coltivazione di piante rare.

Con questo tipo di giardino, si possono realizzare i labirinti.

  •          Il giardino alla francese : chiamato anche giardino formale francese, nato nell'epoca del Rinascimento, ispirato da quello italiano.

Una delle caratteristiche principali è la geometria basata sulla prospettiva con la presenza di terrazze che dominano il giardino e si “scoprono” nei loro minimi dettagli man mano che ci si avvicina.

Un'altra caratteristica tipica è la fontana che produce spettacolo con i suoi giochi d'acqua.

  •          Il giardino all'inglese : Nato nel Settecento, rappresenta uno dei fenomeni legati all'illuminismo.

Una delle caratteristiche principali è l'accostamento di elementi contrapposti che originano una apparente sensazione di disordine.

Infatti, vengono abbandonati i criteri geometrici comprendendo spazi caratterizzati dalla presenza di piccoli templi, ruscelli, grotte, alberi secolari.

  •          Il giardino giapponese : inizialmente ispirato a quello di origine cinese, e intorno al XVII secolo ha trovato il suo stile.

Una delle caratteristiche principali è la presenza di quattro elementi, ossia: rocce, acqua, vegetazione antropizzata, ed elementi presenti nel paesaggio in questione.

Un'altra caratteristica tipica è quella di non utilizzare ornamenti artificiali per sottolineare e dare più importanza alla natura.

 

Inoltre, verso la metà dell'800 in Francia, si sente l'esigenza di realizzare spazi verdi per i cittadini. Questo ha portato alla nascita dei primi parchi che rappresentavo i luoghi di incontro più comuni e oltre a rendere la città esteticamente più bella erano fondamentali per fronte alle esigenze ambientali.

La Storia dello Specchio
La Storia dello Specchio

Lo specchio è una superficie riflettente, composto da un foglio di vetro rivestito con alluminio oppure argento, che produce le immagini per riflessione.

La sua nascita è dovuta dal bisogno dell’uomo di vedersi e di vedere la propria immagine.

Un primo esempio di “specchio” è stato rappresentato dall’acqua stagnante che grazie alla sua riflettenza, consentiva all’uomo di potersi riflettere e ammirare.

Le sue origini risalgono all’antichità e più precisamente tra il 2630 a.C. e il 2500 a.C. e ci portano in Egitto.

Questi primi modelli erano di ridotte dimensioni e venivano realizzati in bronzo o in rame lustrato, e sulla parte posteriore e sul manico, venivano aggiunti degli ornamenti per renderli più belli.

I manici, potevano assumere la forma di colonnina, oppure di divinità o di figure femminili.

Le persone povere, dovevano accontentarsi di vedere il proprio volto riflesso nell’acqua, questo perché gli specchi erano costosi, quindi destinati alle classi sociali più alte.

Oltre ad essere uno strumento utile per specchiarsi, era anche uno strumento utile per le funzioni religiose e funerarie.

Rappresentavano elementi di culto ed erano utilizzati per le offerte nei confronti delle dee.

Inoltre, la loro forma e lucentezza, creavano un rapporto con il dio solare e spesso venivano rappresentanti anche nei dipinti e nelle tombe.

 

 

Mirror with Handle in the Form of a Hathor Emblem. [1333x2000 ...  (Esempio di specchio egiziano; fonte presa da internet)

 

In Italia, e più precisamente a Venezia dove da sempre sono presenti abili vetrai, nel 1318 si provò ad introdurre specchi in vetro che però diedero uno scarso successo.

Infatti, occorre aspettare il 1369 quando a Murano viene realizzata la prima produzione di specchi in bronzo e in rame, attraverso procedimenti molto complicati e costosi che li resero oggetti di lusso.

La cornice era in legno pregiato e solamente le classi sociali più alte potevano permettersi di acquistarne uno.

L’apice del successo si ebbe verso la metà del XV secolo, quando venne inventato a il cristallo, un vetro limpido, incolore e trasparente che ad oggi, rappresenta il segreto degli specchi veneziani.

Il cristallo è stata una invenzione di Angelo Barovier che consentì al veneziano Redor, cento anni più tardi, l’invenzione dello specchio veneziano a superficie piana e regolare.

Le informazioni in merito alla vita di Barovier sono poche e frammentante ma a lui vengono attribuite numerose invenzioni testimoniate anche dal decreto della Repubblica di Venezia che, intorno al 1455 gli concesse l’esclusiva di produzione di un vetro molto pulito ( il vetro cristallino), prodotto attraverso una tecnica proprietaria e anche della realizzazione di una pasta di vetro definita calcedonio.

 

Per gli specchi con dimensioni adatte a mostrare l’intero corpo, occorre aspettare il XIV secolo.

Lo specchio, ci consente di vedere ciò che è al di fuori del nostro angolo di visuale.

Consente di vedere il nostro volto, le nostre espressioni, insomma è uno strumento fondamentale che rappresenta la conoscenza e la verità.

 

Tipi di specchi

 Esistono molti tipi di specchi, che si differenziano per le loro dimensioni, per la loro forma e per il loro materiale.

Analizzando i principali, abbiamo:

 

Specchi da terra: sono i più pratici che consentono di vederci per intero.

Si posano a terra e non richiedono nessun fissaggio.

Un tempo, venivano chiamati Psiche (questo perché, la psiche ha funzione metaforica di autoanalisi e ci invita a guardarci internamente ed esternamente attraverso lo specchio) e la loro struttura portante era in legno o in metallo, e al loro interno veniva incardinato uno specchio che si poteva regolare di angolazione.

Nelle stanze delle signore di un tempo, questi specchi non mancavano mai.

Uno dei più celebri specchi da terra della storia è sicuramente lo specchio Psyche dei fratelli Thounet.

Specchi da parete: Necessitano di un sistema di fissaggio e possono essere fissati saldamente alla parete.

Sono in grado di nascondere difetti del muro se posizionati sopra e hanno diverse dimensioni e forme.

Le grandi dimensioni sono progettate per riflettere per intero la persona, quelle medie la riflettono per metà (fino a circa metà busto) e quelle piccole riflettono sostanzialmente il viso, cioè il primo piano.

Specchi adesivi: il loro peso è un decimo del peso degli specchi ordinari e possono essere fissati alla parete con un semplice nastro biadesivo.

Possono essere applicati su tutte le superfici e anche su armadi e finestre.

La loro funzione è quasi sempre decorativa.

Specchi acrilici: sono l’ideale per gli specchi posizionati all’esterno o nel giardino.

Sono ottenuti da una lastra di acrilico incolore, su cui viene applicata una lamina metallizzata sul retro che è ricoperta da uno strato protettivo resistente ai graffi.

Inoltre, gli specchi possono essere anche unidirezionali e permettono di vedere senza essere visti.

È possibile acquistare delle pellicole unidirezionali adesive da applicare ai vetri per realizzare un effetto specchio all’esterno mantenendo la visibilità dall’interno.

 

Lo specchio è uno strumento fondamentale per la cosmesi e in modo particolare per il viso.

Esistono vari formati tra cui, lo specchio portatile che solitamente viene tenuto nella borsa e serve per controllare lo stato del trucco.

Se si vuole avere un aiuto durante il momento della rasatura, o del make-up, è preferibile optare per uno specchio con luce integrata a LED.

Rispetto alla classica illuminazione ha un risparmio energetico del 80/90% e non emette raggi UV nocivi.

Se invece si desidera aumentare o diminuire la luce, è consigliabile acquistare gli specchi a LED Touch.

 

Inoltre, su tutti gli automezzi è presente uno specchio retrovisore che permette al guidatore di vedere i veicoli che scorrono dietro di lui.

Solitamente, nella parte opposto agli incroci, nei cosiddetti angoli ciechi, sono presenti gli specchi convessi che permettono al guidatore di aumentare la visibilità dove risulta ridotta a causa di ostacoli come curve, oppure muri e alberi.

 

COME SI PULISCE LO SPECCHIO?

Gli specchi rappresentano un elemento d’arredo fondamentale e richiedono una perfetta pulizia.

Il migliore modo per pulirli, evitando l’effetto alone è quello di utilizzare l’alcool che consente di eliminare le tracce di sporco/ polvere e di lucidare allo stesso tempo.

Se si desidera avere un vetro più brillante, si può unire una minima quantità di acqua tiepida con dell’aceto.

Per eliminare delle piccole macchie che possono formarsi, è possibile utilizzare delle foglie di tè calde e strofinare con uno straccio di lana.

Pulire lo specchio con prodotti naturali e meno aggressivi è più salutare.

 

Curiosità:

  • Secondo alcuni studi, lo specchio è il primo elemento che aiuta il bambino nella formazione del proprio IO.

Prima dei sei mesi il bambino, se posto davanti allo specchio non riesce a identificarsi e pensa sia un'altra persona.

Questa parte di identificazione del proprio io, inizia tra i 6 e i 18 mesi.

 

  • Archimede utilizzò degli specchi ustori (che sono in grado di concentrare i raggi paralleli provenienti dal sole in un punto detto fuoco dello specchio) per incendiare le navi romane durante l’assedio di Siracusa.

 

 

Come Scegliere una Poltrona
Come Scegliere una Poltrona

La poltrona è un tipo di seduta imbottita, dotata di braccioli e di schienale, utilizzata da parte di un solo utilizzatore.

Inizialmente, le misure standard erano le stesse della sedia poiché veniva utilizzata principalmente come elemento di decoro oppure come evoluzione della sedia.

In passato, sedie e poltrone, rappresentavano la “sede” dei potenti, ossia i troni degli imperatori, re e papi.

La poltrona nacque in Francia nel XVI secolo come sostituta del seggiolone.

Il cambiamento si concretizzò nell’allargare la seduta grazie all’abbassamento della forma tradizionale e con la sostituzione dei rivestimenti in pelle con tessuti più comodi e morbidi.

A quei tempi, solo i cittadini più abbienti potevano permettersi questa comodità, inoltre, fino al XIX secolo i mobili imbottiti venivano utilizzati per mostrare ai propri ospiti il proprio status economico.

Solamente con l’epoca del Rococò le poltrone venivano decorate con disegni sui braccioli, sulle gambe e sugli schienali.

Il Rococò è uno stile ornamentale sviluppatosi in Francia nella prima metà del Settecento che si distingueva per la sua grandissima eleganza nell’ambito della decorazione degli ambienti interni.

L’unico problema di quel periodo era rappresentato dalla comodità; infatti, il dentista americano Josiah Flagg, nel 1790, per offrire ai suoi pazienti un comfort maggiore durante le visite, aggiunse a una sedia in legno un poggiatesta mobile.

 

Analizzando le varie tipologie esistenti, possiamo dire che ne esistono molte, analizzando le più importanti, abbiamo:

  • Poltrona a pozzetto: Il dorsale è concavo e contiguo con i braccioli
  • Poltrona a dondolo: Nata in Francia nel Settecento, può oscillare in avanti, in dietro e in modo laterale grazie ai pattini su cui è montata.
  • Poltrona à la Reine: Il dorsale è decorato oppure dipinto e il sedile è ampio e confortevole
  • Poltrona d'angolo: Le sue forme consentono di occupare solamente un angolo della stanza
  • Poltrona da biblioteca: pieghevole e può trasformarsi in scaletta
  • Poltrona da riposo: i braccioli sono imbottiti e lo schienale è alto e comodo
  • Poltrona da lettura: lo schienale è basso e si trova all’altezza dei braccioli

 

 

 I modelli delle poltrone di design che hanno fatto la storia portando sempre più in alto gli standard di comodità e di lusso sono:

  • Poltrona LC2 di Le Corbusier: Creata nel 1928 dall’architetto svizzero naturalizzato francese Le Corbusier ed esposta per la prima volta nel 1929 al Salon d’Automne a Parigi, ossia alla mostra d’arte che si tiene ogni anno.

Questa poltrona era creata su di una gabbia d’acciaio (lucida e cromata) dove al suo interno erano posti quattro cuscini rivestiti in pelle nera oppure in tessuto.

Inoltre, era possibile reclinarla manualmente con un’apposita leva fino a 180°.

 

  • Le Corbusier LC4: Anche questa poltrona fu ideata nel 1928 dall’architetto svizzero naturalizzato francese Le Corbusier ed esposta per la prima volta nel 1929 al Salon d’Automne des Artistes Décorateurs.

L’ideatore, l’ha definì come la macchina da riposo grazie alla sua inclinazione e alla sua capacità di adattamento al corpo.

 

  • Poltrona Barcellona: Creata nel 1929 da parte di Mies van der Rohe e della sua compagna, ed esposta nel padiglione tedesco della fiera mondiale di Barcellona.

Questa poltrona era creata in acciaio cromato inossidabile, dove al suo interno erano posti cuscini imbottiti e un rivestimento in pelle.

Tuttavia, nel 1950 venne ridisegnata e migliorata.

Grazie all’acciaio inossidabile è stato possibile creare un pezzo di metallo senza soluzione di continuità che ha permesso di evitare l’uso dei bulloni e altro.

 

  • Egg Chair: Creata nel 1958 da parte di Arne Jacobsen per arredare la reception dell’hotel Royal SAS di Copenhagen.

Questa poltrona, fu la prima poltrona girevole rivestita.

Passata alla storia grazie alla sua forma arrotondata simile all’uovo (egg), che doveva rappresentare il “guscio” che garantiva protezione e sicurezza nei confronti di chi si sedeva.

Ad oggi, esistono vari modelli, che si distinguono grazie alla curvatura del loro schienale e alla possibilità di inclinazione della poltrona e del ruotamento fino a 360 gradi.

 

Scegliere una poltrona non è facile, questo perché oltre a dover essere comoda, deve anche rappresentare in qualche modo lo stile della stanza nella quale si trova, dato che rappresenta l’elemento chiave.

 

Analizzando i vari tessuti, possiamo avere:

  • Poltrona in Pelle: materiale pregiato e costoso dato dall’unione di materiale di origine animale e prodotti chimici che ne consentono una facile lavorazione e morbidezza.

E’ facile da spolverare in quanto non permette agli acari di penetrare tra le fibre ed è adatto per prevenire possibili allergie.

  • Poltrona in Eco Pelle: creata dall’unione di materiale di origine animale e prodotti vegetali.

A differenza dei prodotti chimici utilizzati per la pelle, quelli vegetali rendono ancora più pregiata e costosa la sua lavorazione.

L’unico problema è che con il passare del tempo, il colore può subire cambiamenti a causa delle discromie.

  • Poltrona in Similpelle: creata con tessuti come fibre, cotone oppure lino che vengono ricoperte da materiale plastico.

I vantaggi sono la sua economicità, la facilità di pulizia e soprattutto la sua resistenza alla luce che impedisce il cambio di colore.

L’unico problema è che con il passare del tempo, può rovinarsi e creare delle pieghe sulle sedute della poltrona.

  • Poltrona in Tessuto: creata con tessuti che hanno una vasta gamma di scelta.

Cotone, lino, velluto ect..

Occorre valutare la sua resistenza, ed il colore del tessuto oppure della trama, scegliendo quello che si addata a più o meno tutte le stagioni.

 

La poltrona in tessuto sarà sicuramente più comoda di quella in pelle che tenderà ad essere fredda al tatto d’inverno e calda d’estate.

 

Se vuoi avere una poltrona in stile barocco, che risulti elegante e pregiata è consigliata la poltrona Art Nouveau.

Può essere realizzata in diversi materiali e ha una seduta ampia e un poggiatesta alto.

Adatta soprattutto ad ambienti eleganti e raffinati.

 

Se vuoi avere una poltrona in realizzata in pelle, eco pelle oppure con tessuti pregiati è consigliata la poltrona Chesterfield.

Presenta un poggiatesta basso, braccioli arrotondati e alti e un’ampia seduta.

Adatta soprattutto ad ambienti classici, eleganti e raffinati.

 

Se vuoi avere una poltrona realizzata con diversi materiali che garantisce assoluto relax, è consigliata la poltrona Scandinava.

Presenta un’ampia seduta e braccioli.

Adatta soprattutto ad ambienti classici e contemporanei.

 

 

Se vuoi avere una poltrona realizzata in diversi materiali come tessuto, oppure pelle, è consigliata la poltrona di Design.

Presenta forme uniche ed ergonomiche.

Adatta soprattutto ad ambienti minimali e moderni.

 

 

Esistono in oltre, le così dette poltrone “speciali“:

Poltrona da Gaming: conosciuta anche con il nome di sedia da gioco, è pensata per coloro che passano molte ore difronte al computer.

Lo schienale risulta essere modulabile, e può essere reclinato tra i 90 ed i 180 gradi.

Questa funzione permette di sostenere al meglio le curvature del corpo.

Inoltre, sono presenti delle rotelle che permettono una rotazione di 360 gradi per rendere più leggeri i movimenti.

Grazie ad un pistone idraulico può essere regolata in altezza e in lunghezza.

 

 

Poltrona da Cinema: Pensata per coloro che, voglio godersi un film su una poltrona confortevole e adatta.

Lo schienale e il poggiatesta sono reclinabili e la posizione più comoda è facile da trovare grazie all’aiuto dell’appoggiapiedi.

Il rivestimento può essere composto da vari materiali anche se gli ideali sono pelle e similpelle.

Questi due tessuti sono facili da pulire, composti di materiali molto resistenti e soprattutto freddi d’estate e caldi d’ inverno.

Ciò che distingue queste poltrone rispetto alle altre sono gli accessori, ossia il porta-bicchiere integrato oppure il tavolino estraibile per appoggiare bevande/ cibo oppure il telecomando che aziona il videoproiettore.

 

 

Poltrona Massaggiante: Indicata per garantire relax e benessere.

A differenza delle altre, questa poltrona è dotata di sistemi tecnologici che consentono di emettere vibrazioni e lievi movimenti per massaggiare diverse parti del corpo.

Lo schienale e il poggiapiedi sono regolabili.

La poltrona è reclinabile fino a 180°, manualmente con un’apposita leva.

La maggior parte di queste poltrone possiede un telecomando per regolare la posizione e l’intensità del massaggio.

 

Poltrona Alzapersona: Permette di elevare la poltrona, grazie ad un meccanismo meccanico, per aiutare anziani o debilitati ad alzarsi dalla poltrona in modo più naturale.

 

Sdraio e Lettini
Sdraio e Lettini

Se avete la fortuna di avere un giardino o una terrazza, potete trasformare questi spazi, in zone di benessere.

Un componente essenziale per questa zona è il lettino/sdraio oppure la sedia a sdraio.

Nello specifico, esistono diverse forme:

 

  • LETTINO/ SDRAIO PIATTO: ideale per prendere il sole alla schiena o per riposarsi.

Lo schienale abbassato garantisce una superficie piatta.

 

 

  • LETTINO/ SDRAIO AD S: si adatta alla forma del corpo, ed è più confortevole.

Adatto soprattutto per coloro che, hanno problemi alla schiena oppure alle articolazioni.

Aiuta ad alzarsi con più facilità ed è ergonomico.

 

  • LETTINO/ SDRAIO REGOLABILE: consente di cambiare diverse posizioni grazie allo schienale regolabile.

E’ possibile assumere posizioni intermedie oppure “sedute”.

Quindi, è adatto anche per leggere un libro oltre a prendere il sole.

 

  • LETTINO DUE IN UNO: questo lettino combina lo stile e la funzionalità diventando il punto focale del giardino.

Può essere convertito da panchina a lettino prendisole e viceversa in modo rapido e facile grazie alle sezioni laterali regolabili.

 

 

  • LETTINO / SDRAIO DUE POSTI: ideale per prendere il sole o per riposarsi ma in compagnia.

 

Se si vuole invece mantenere una posizione seduta o semi sdraiata, la soluzione ideale è la sedia sdraio.

Utilizzata per i lunghi riposi all’aperto oppure in spiaggia.

Comunemente chiamata anche con il termine di spiaggina, è stata la prima versione di “sdraio” .

Durante gli anni 50’ queste sedie vennero anche dotate di braccioli laterali e appoggiapiedi per garantire più confort.

La sedia sdraio, è stata poi sostituita negli 90’ dal comune lettino prendisole.

 

Analizzando invece, i diversi tipi di materiale, possiamo trovare:

  • PVC: questo materiale è il più economico e ha una resistenza duratura.

Necessita di un cuscino, in quanto, risulta “duro” e tende a scaldarsi al sole.

 

  • ALLUMINIO: questo materiale è leggero e ha una resistenza duratura.

Pratico soprattutto per chiudere e riporre gli sdrai pieghevoli.

Ovviamente, solo la struttura dei lettini è in alluminio.

 

  • TEXTILENE: questo materiale è sintetico e morbido ed è il rivestimento per eccellenza dei lettini prendisole da esterno.

Garantisce freschezza, è traspirante e soprattutto durevole.

 

  • LEGNO: questo materiale viene utilizzato per dare un tocco maggiore di eleganza al proprio giardino.

Prevalentemente, i lettini sono realizzati in legno esotico.

Il materiale richiede una specifica manutenzione per mantenere “vivo” il colore originale.

 

  • RATTAN: questo materiale non è altro che una fibra artificiale ricavata dalla lavorazione di alcune piante rampicanti situate nel sud est asiatico. E’ un materiale leggero, resistente alla muffa e durevole.