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Giornata Mondiale degli Oceani
Giornata Mondiale degli Oceani

La Giornata Mondiale degli Oceani, viene celebrata l’8 giugno di ogni anno ed è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 2008.

L’obiettivo principale di questa giornata è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza degli oceani per la salute del nostro pianeta e per il benessere umano.

Coprono oltre il 70% della superficie terrestre e svolgono un ruolo fondamentale nel regolare il clima, fornire cibo, ospitare una vasta biodiversità e tanto altro ancora.

Ogni anno, viene trattato un tema specifico e diverso attraverso l’organizzazione di eventi, conferenze, attività e campagne di sensibilizzazione.

Gli argomenti maggiormente trattati, sono:

  • la gestione sostenibile delle risorse marine
  • la riduzione dell'inquinamento marino
  • la conservazione degli habitat marini
  • la lotta al cambiamento climatico
  • la promozione di pratiche di pesca sostenibile

 

Gli oceani contengono circa il 97% dell'acqua presente sulla Terra. Solo il restante 3% è costituito da acqua dolce, che si trova principalmente nelle falde acquifere sotterranee, nei fiumi, nei ghiacciai e nei laghi.

 Oltre al cibo proveniente dalla pesca, gli oceani forniscono anche petrolio, gas naturale, minerali e altre sostanze utili.

Rappresentano una fonte preziosa di cibo, grazie ai pesci, ai crostacei e ad altri organismi marini che costituiscono una fonte fondamentale di proteine per noi essere umani.

Inoltre, assorbono una grande quantità di calore dal sole, regolando il clima e trasportando dalle regioni equatoriali a quelle polari attraverso le correnti marine.

 Agiscono dunque, come serbatoi termici.

Rappresentano una via di comunicazione importante per il commercio internazionale, per lo scambio di merci tra Stati contribuendo all’economia globale.

Sono fondamentali anche per la realizzazione dei farmaci, in quanto, molti organismi, possono contenere composti chimici con potenziali proprietà medicinali o applicazioni biotecnologiche.

Si stima che circa il 50-80% dell'ossigeno che respiriamo sia prodotto dagli oceani. Gli organismi marini, come le alghe e le piante acquatiche, sono ì fondamentali per la sopravvivenza di molte forme di vita sulla Terra.

 

Curiosità:

  • La Fossa delle Marianne è il punto più profondo degli oceani, e raggiunge una profondità di circa 11.000 metri.

 

  • L'Oceano più esteso è quello Pacifico, che copre un'area più grande di tutte le terre emerse messe insieme.

 

  • Il secondo oceano più grande al mondo è quello Atlantico e separa l'America dal continente europeo e da quello africano.

 

  • Alcune specie di balene emettono suoni udibili ad altre balene a distanze di migliaia di chilometri. Questi canti possono durare anche per ore.

 

  • Gli oceani sono pieni di vita e contano più di 200.000 specie marine conosciute.

Dalle minuscole fitoplancton alle imponenti balene. La biodiversità è fondamentale per il mantenimento dell'equilibrio ecologico e per garantire la sopravvivenza di numerose specie, compresa la nostra.

 

L'evaporazione dell'acqua dagli oceani alimenta le nuvole e le precipitazioni, influenzando il clima regionale e il regime delle piogge. Questo è essenziale per l'agricoltura, l'approvvigionamento idrico e gli ecosistemi terrestri.

 

 

È importante proteggere e preservare gli oceani per garantire un futuro sostenibile.

È necessario ridurre l'inquinamento marino, proteggere gli habitat costieri e lottare contro i cambiamenti climatici per salvaguardare gli oceani e preservare la loro importanza.

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La Nascita del Tavolo
La Nascita del Tavolo

Il tavolo è un mobile formato da un piano, sostenuto da una, due, tre, quattro o più gambe.

Le gambe di sostegno vengono poggiate sul pavimento e possono essere ancorate, rendendo così il tavolo fisso.

Le sue origini risalgono al mondo greco-romano, dove il tavolino veniva utilizzato in diversi ambiti, sia per il culto che per la vita domestica.

In epoca rinascimentale, erano costituiti da cavalletti sopra i quali veniva appoggiato un tavolato in legno.

Risultavano grezzi, poco curati, non era necessario adornarli perché venivano ricoperti da preziose tovaglie e riposti dopo pranzo.

Poco alla volta, il suo utilizzo iniziò a diffondersi sempre di più e in Grecia, ad esempio, la forma più utilizzata era quella rettangolare con tre piedi.

A Roma invece, veniva utilizzato come appoggio un’unica gamba centrale divisa in tre, la cosiddetta Mensa Delphica.

I supporti iniziarono ad essere più elaborati e non mancavano i riferimenti alle figure mitologiche e agli Dei.

Fu soltanto nel XIV secolo che il tavolo iniziò ad avere successo e forme sempre più ricercate.

Durante il Rinascimento, si assistette ai primi dettagli di stile, con le gambe scolpite a forma d’acanto o a zampa di leone e i con ripiani decorati da intarsi e dipinti.

A Firenze, con il neoclassicismo, i tavoli venivano ricoperti con la scagliola (pasta di marmo) che li rendeva più eleganti.

Successivamente, la forma iniziò a ricoprire anche una funzione sociale:

  • Rettangolare: rimarcava il ruolo dominante del capotavola.
  • Rotonda: creava un’idea di democrazia.

Durante il XVIII secolo, l’Inghilterra iniziò a realizzare i tavoli a cancello con gambe incernierate e con il piano diviso a metà che si poteva ribaltare, in Francia prendono invece vita i tavoli con i piani in cuoio, rivestimenti in bronzo e piccoli cassetti.

In Italia, durante il XX secolo, su influenza del mondo orientale, vengono realizzate tipologie differenti di tavolo: leggio, scrivania, tavolo ovale e tondo.

Un esempio importante è il tavolo antico da salotto, nato in toscana intorno al 1700, con un cassetto frontale, idoneo per essere utilizzato anche come scrittoio.

Le gambe presentano la sagoma di Luigi XV e terminano con un piedino a ricciolo.

A seconda delle varie culture, il tavolo può assumere forme e dimensioni diverse.

In alcune religioni, dove si è soliti sedersi su tappetti o cuscini, le gambe del tavolo devono essere molto corte.

 

Tra le diverse tipologie più presenti, abbiamo:

  • Tavolo da cucina: realizzato solitamente in legno di abete o di faggio, viene posizionato all’interno della cucina.

Normalmente ospita quattro o sei persone, utilizzato per mangiare ma anche per svolgere altre attività, come ad esempio i compiti per i figli o il lavoro per gli adulti.

 

   

 

  • Tavolo da pranzo: tavolo per soggiorno che solitamente presenta dai quattro ai sei posti a sedere.

Dotato spesso di prolunga per poter aggiungere ulteriori posti.

Nonostante venga utilizzato per consumare i pasti, è di solito poco usato.

 

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  • Tavolo da salotto: si tratta solitamente di un tavolo basso progettato per essere utilizzato nella zona del salotto di casa.

Può essere di diversi materiali e può avere diverse forme (rettangolare, quadrata o rotonda).

Per aumentarne la capacità di archiviazione e organizzazione, può presentare dei ripiani o cassetti.

 

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  • Tavolo da caffè: solitamente basso, posizionato davanti al divano o alle poltrone, progettato per ospitare tazze di caffè o altre bibite e oggetti.

Riveste spesso una funzione decorativa e la sua forma può essere ovale, tonda, quadrata etc...

 

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  • Tavolo da the: dimensioni molto contenute e basse, può essere rettangolare oppure quadrato.

Posizionato su un tappeto o su un pavimento, utilizzato soprattutto dalle culture orientali.

 

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  • Tavolo da campeggio: ha gambe ripiegabili, è portatile, leggero e compatto.

Si presenta in diverse forme e dimensioni, a seconda delle esigenze dell’utilizzatore.

Può essere utilizzato per preparare e consumare pasti all’aperto o come superficie di lavoro e altre attività.

 

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  • Tavolo da giardino: progettato per essere utilizzato all’aperto in giardino o in terrazza.

Realizzato solitamente con materiali resistenti alle intemperie come legno trattato, metallo verniciato o plastica.

Disponibile in diverse forme e dimensioni, a seconda dello spazio disponibile e del numero di persone che deve ospitate.

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  • Tavolo allungabile: può essere esteso per adattarsi a diverse esigenze di spazio e può ospitare un numero variabile di persone.

Composto solitamente da una struttura fissa e un piano che può essere allungato o ingrandito con l’aggiunta di uno o più elementi supplementari.

 

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  • Tavolo da gioco: solitamente di forma quadrata, realizzato in legno, plastica etc..

Esempi di tavoli da gioco più comuni, sono quelli da ping-pong, calcio balilla oppure da biliardo.

Il tavolo da biliardo è realizzato con un telaio pesante, presenta sei fori suddivisi in lati ed è ricoperto da un panno verde sintetico o di lana.

I tavoli da ping-pong invece, sono solitamente richiudibili e possono essere riposti in un angolo quando non utilizzati.

 

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  • Tavolo usa e getta: monouso, realizzato in cartone fustellato, progettato per un uso limitato, ad esempio durante eventi all’aperto (feste, picnic).

Essendo pensati per un utilizzo temporaneo, non sono ecologici e generano grandi quantità di rifiuti.

 

  • Tavolo da toletta: posizionato solitamente in camera da letto, utile per conservare gioielli e accessori.

Può essere dotato di un piano d’appoggio con uno specchio e di luci aggiuntive o altri elementi decorativi per creare atmosfera.

 

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  • Tavolo a farfalla: presenta due ali ribaltabili, quando aperto diventa tondo.

Può essere allungato o accorciato grazie ad un meccanismo a farfalla che permette di aprirlo e di chiuderlo.

Può avere diverse forme e dimensioni, ma è generalmente realizzato in legno.

 

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  • Tavolo a fagiolo: presenta un piano sagomato, e prende nome dalla sua forma, simile a quella di un fagiolo.

E’ solitamente ovale o a goccia, con una parte più larga al centro e una parte più stretta alle estremità.

La sua forma insolita, lo rende un elemento di arredo interessante e originale per qualsiasi stanza.

 

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  • Tavolo consolle: stretto e lungo, presenta solitamente una forma rettangolare ed è progettato per essere posizionato contro una parete.

Ha dimensioni ridotte ma una lunghezza maggiore rispetto al tavolino tradizionale, il che lo rende adatto ad essere posizionato in spazi stretti, come l’ingresso di casa.

 

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  • Tavolo da balcone: presenta dimensioni ridotte ed è progettato per essere utilizzato su un balcone o su una piccola terrazza.

Può essere facilmente riposto quando non in uso e a volte, presenta dei ripiani estraibili o dei vani portaoggetti integrati per ottimizzare lo spazio a disposizione.

 

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Tra le diverse forme, abbiamo:

  • Forma quadrata: presenta quattro lati uguali e quattro angoli retti.

È la tipica forma del tavolo da pranzo o da gioco.

Può essere un’ottima opzione per gli spazi più piccoli poiché aiuta a ottimizzare lo spazio a disposizione.

  • Forma rettangolare: perfetta per accogliere fino sei persone, è la scelta ideale per chi dispone di spazi lunghi ma stretti.

Spesso questa forma è allungabile e può facilmente accogliere più persone.

  • Forma rotonda: forma più diffusa che consente una buona gestione dei posti a sedere.

La preferenza di questo tavolo deriva anche dalla possibilità di non avere un capotavola e dalla facilità di comunicazione dato che tutti i commensali possono guardarsi in viso senza doversi girare.

  • Forma ovale: non presenta angoli e garantisce dunque una seduta più confortevole per le persone che si trovano ai capi del tavolo.

Questa forma è allungata e curva e può essere utilizzata in diversi ambiti.

Generalmente è più elegante e raffinata, il che la rende una scelta popolare per gli eventi formali e per le occasioni speciali.

  • Forma poligonale: decisamente più difficile da trovare, ricorda la forma di un diamante e rappresenta perfettamente uno stile originale e diversificato.

Poiché ha una forma non standard, potrebbe essere più difficile trovare sedie o altre soluzioni di arredo che si adattino perfettamente al tavolo.

Tra i diversi materiali invece, abbiamo:

  • Legno: questo materiale può essere lavorato in diversi stili e finiture per adattarsi ai gusti e all’arredamento della casa.

Può variare in base alla qualità, alla resistenza e alla sua durezza.

È spesso trattato per renderlo resistente alle macchine, all’acqua e ad altri agenti esterni.

 

  • - Pallet: materiale riciclato che assorbe facilmente le sostanze, e necessita quindi di essere disinfettarlo con cautela.

Permette di ridurre i danni causati dalla presenza di superfici bagnate ect...

Se volete sbizzarrirvi, potete anche colore e disegnare i pallet per renderli esteticamente più belli.

  • Alluminio: materiale resistente agli agenti atmosferici e all’ossidazione.

Può essere disponibile in vari stili e finiture.

È leggero e facile da spostare, dunque adatto per i luoghi in cui è necessario spostare il tavolo con frequenza, come i ristoranti, bar e altri locali commercianti.

È facile da pulire e richiede poche cure particolari per mantenerlo in buone condizioni.

  • Polyrattan: realizzato con materiale sintetico che imita l’aspetto del rattan naturale.

Composto principalmente in PVC oppure in polietilene.

È una scelta popolare per l’arredamento degli esterni poiché è resistente alle intemperie ed è disponibile in diverse tonalità.

  • Plastica: assicura un basso costo di manutenzione e un’ottima resistenza agli agenti atmosferici.

Dunque, è il materiale ideale anche per l’uso esterno.

È possibile trovare in commercio diversi materiali plastici, tra cui: polietilene, polipropilene, resina, policarbonato etc.…

  • Vetro: questo materiale non richiede molta manutenzione però deve essere pulito spesso per evitare che si vedano macchie o impronte della mano.

Regala luminosità alla stanza e può rispecchiare sia uno stile moderno che classico.

È considerato poco adatto in ambienti dove vivono i bambini a causa dei possibili angoli taglienti e delle possibili schegge dovute alla fragilità del materiale stesso.

  • Acciaio: materiale resistente e durevole che può essere combinato con altri materiali (vetro, legno) per creare tavoli più sofisticati e raffinati.

Utilizzati in ambienti di lavoro come uffici o laboratori ma possono essere una scelta anche per popolare la casa.

 

  • Marmo: materiale delicato ma molto duraturo.

Teme le sostante acide e dunque è considerato molto “fragile”.

Una tantum, deve essere trattato con un sigillate che viene dato dai professionisti del settore e comporta dunque, un costo extra.

  • Metallo: assicura una ottima resistenza e durezza nel tempo e può essere realizzato in molti colori.

A causa della facilità con cui si graffia il metallo, vengono preferiti i tavoli il cui piano di lavoro è realizzato con un altro materiale (legno, plastica).

 

 

CURIOSITA’:

  • Il tavolo più costoso del mondo si chiama Timeless, vale quasi due milioni di euro ed è stato progettato dall’artista italo – albanese Helidon Xhixha.

È composto da un mix di legno, acciaio, marmo e vetro.

  • Il tavolo più lungo del mondo ha una lunghezza di circa 401 metri e ospita 2200 persone
La Storia dell'Altalena
La Storia dell'Altalena

L’altalena appartiene alla famiglia dei giochi da giardino.

Nasce come gioco caratterizzato da un movimento oscillatorio che viene creato attraverso una spinta che il bambino da, con le gambe, sul terreno.

Si comincia a parlare dell’altalena in riferimento ad un mito greco, Icaro di Atene.

La storia narra che Icaro venne ricompensato dal Dio Dioniso per l’ospitalità da lui ricevuta, ottenendo in dono un ceppo di vite da condividere con le altre persone.

Icaro, diffuse la sua scoperta con i pastori dell’Attica facendogli assaggiare il liquore.

Questi ultimi però, pensando di essere stati avvelenati a causa degli effetti dell’ebbrezza, lo uccisero con foga e lo lanciarono dentro ad un burrone.

A quel punto, la testimone dell’accaduto chiamata Maira, corse da Erigone (figlia di Icaro), la portò sul luogo del delitto e le raccontò della morte di suo padre.

Colta da una disperazione infinita, Erigone decise di suicidarsi impiccandosi ad un albero.

Questa è l’immagine tragica che fornirà spunto alla storia dell’altalena.

Infatti, ad ogni ricorrenza della povera ragazza, ad Atene, tutte le donne vergini, si impiccavano.

Questa maledizione riuscì ad essere sconfitta grazie l’oracolo di Delfi, fu proprio l’oracolo che riuscì a prospettare l’invenzione di un gioco rituale per legare insieme morte e rinascita, nacquero i cosiddetti giochi icarii nei quali le donne si lasciavano dondolare su altalene seguendo il ritmo di canti, celebrando l’arrivo della primavera.

In Italia l’altalena è legata alla tradizione arcaica dei canti, un repertorio musicale antico, iniziato nel Sud Italia, più precisamente in Puglia: un gruppo di cantori, si dondolava cantando struggenti inni d’amore, spalla contro spalla.

Anche nel mondo dell’arte c’è un importante riferimento grazie al quadro di Fragonard, dipinto nel 1776 e custodito a Londra, chiamato appunto “L’ Altalena”.

 

Risultato immagine per al'altalena quadro  (Immagine presa da Internet)

 

Il suo moto oscillatorio è anche oggetto di interesse nel campo della fisica: al fine di capire quale sia il movimento corretto per dondolarsi sull’altalena, sono stati reclutati 10 partecipanti con età media di 20 anni e sono stati registrati i movimenti dell’altalena in diverse condizioni, in particolare con tre diverse lunghezze dei fili che la collegano all’asse portante.

Da questo esperimento, si evince che è necessario distinguere la fase in cui l’oscillazione è molto piccola da quella in cui l’ampiezza aumenta.

 

E’ ottimale spostare il busto all’indietro nel momento in cui le corde sono perpendicolari al terreno, all’aumentare dell’ampiezza delle oscillazioni, invece, è ideale muovere il busto quando ci troviamo nel punto più altro dell’oscillazione all’indietro.

Tutto questo per massimizzare l’ampiezza delle oscillazioni stesse.

Al fine di scegliere l’altalena più addata, occorre porre attenzione alla sua omologazione.

Ogni prodotto deve, obbligatoriamente, essere conforme alla normativa UNI EU 1176-1 2008 relativa ai requisiti di sicurezza delle attrezzature per le aree da gioco pubbliche e private.

L’altalena deve rispondere a delle prove tecniche di stabilità e dimensioni del terreno: con il termine dimensioni, facciamo riferimento all’ingombro occupato dal gioco, considerando quella parte di spazio che deve essere lasciata libera per una eventuale caduta o per la presenza di un accompagnatore.

La struttura, solitamente, è composta in legno di pino con legnami di basso impatto ambientale e impregnati con sali atossici e anorganici, inoltre, è previsto che le parti terminali relativi agli ancoraggi al suolo non siano in legno ma in metallo zincato a caldo per evitare un diretto contatto tra legno e terra.

I sedili devono invece essere confortevoli, e non devono creare lesioni o graffi sulla pelle del bambino.

Sono solitamente realizzati in PE (plastica), possono presentare un sellino con gabbia di protezione anticaduta (obbligatorio per i bambini da 0 a 4 anni)  e uno schienale per garantire una migliore adattabilità soprattutto ai bambini disabili.

L’altalena può essere realizzata in:

  • Legno: grazie al suo materiale naturale, si integrerà bene in qualsiasi giardino.

E’ resistente alle intemperie, al carico e non si surriscalda.

Ovviamente questo materiale necessita di cure periodiche.

 

  • Metallo: protetta da un rivestimento durevole e sottile, è facile da montare e da smontare.

Inoltre, vi si possono applicare diversi tipi di altalena preferiti, come l’altalena a piatto o a rete.

 

ALTALENA A RETE

 

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Purtroppo, questo materiale con il tempo potrebbe arrugginirsi e scaldarsi con il sole.

 

Se il vostro giardino presenta una grandezza media, è consigliata l’altalena singola.

E’ poco ingombrante ed è facile da utilizzare.

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Se invece disponete di grande giardino, è consigliata un’altalena doppia oppure componibile così da poter aggiungere diversi accessori.

 

ALTALENA CON DUE SEDILI IN ACCIAIO 

 

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ALTALENA MODULARE CON SCIVOLO A DUE POSTI

 

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CURIOSITA’:

  • L’altalena più pericola del mondo è in Ecuador ed è appesa ad un albero posizionato sull’orlo di un burrone.
  • L’altalena più grande del mondo è in Nuova Zelanda, compie una oscillazione che va dai 50 ai 75 miglia orari e può portare 4 persone contemporaneamente.
  • In Trentino-Alto Adige, c’è l’altalena gigante che porta ad una altezza di 15 metri e consente di dondolarsi tra le Alpi della Zillertal.

 

 

Festa del Papà
Festa del Papà

La Festa del Papà è una ricorrenza civile diffusa in quasi tutto il mondo.

In questa giornata speciale, si coglie l'occasione di celebrare la figura paterna e la sua influenza nei confronti della società.

E’ un’occasione per esprimere gratitudine e apprezzamento per i padri e per tutto ciò che fanno per la loro famiglia.

Molte persone scelgono di fare un regalo , come un biglietto di auguri, un libro, un gadget o un oggetto simbolico.

I regali spesso riflettono gli interessi e le passioni dei padri, come ad esempio strumenti per il fai da te, abbigliamento sportivo, libri, gadget tecnologici, o oggetti personalizzati.

Questa festività rappresenta un’opportunità per celebrare l’amore, la dedizione e l’impegno dei padri nella vita dei loro figli.

Le origini sono ancora incerte e dibattute, ma una delle teorie più diffuse sostiene che sia nata negli Stati Uniti nel 1909, dal governatore di Washington.

Infatti, venne celebrata per la prima volta per rendere omaggio al padre di Sonora Smart Dodd, che fu un veterano della guerra civile americana costretto a crescere sei figli da solo, dopo la morte di parto della moglie.

Solo nel 1972 è stata ufficialmente riconosciuta come festività nazionale negli Stati Uniti, quando il presidente Richard Nixon ha firmato una legge per istituirla la terza domenica di giugno.

Ovviamente, si prese spunto anche dalla Festa della Mamma, che al tempo, veniva già festeggiata da qualche anno.

Alla fine dell'Ottocento, la Chiesa Cattolica decise di proclamare San Giuseppe come protettore dei padri.

Giuseppe, padre di Gesù, rappresenta il modello perfetto ed è protettore anche degli orfani e delle giovani nubili.

In Italia si festeggia il 19 marzo e questa giornata è dedicata appunto al Santo Giuseppe.

Fino al 1976, in Italia, era considerato un giorno festivo a tutti gli effetti, ma poi venne eliminato con la legge del 5 marzo del 1977.

La data varia a seconda del paese, vediamone alcuni:

Stati Uniti: terza domenica di giugno.

E’ tradizione regalare ai padri una rosa rossa, simbolo dell’amore e della gratitudine.

Francia: terza domenica di giugno.

E’ tradizione regalare gadget tecnologici o abbigliamento sportivo.

Brasile: seconda domenica di agosto.

E’ tradizione regalare frutta e dolci e organizzare delle feste.

Thailandia: 5 dicembre.

Celebrata in occasione del compleanno del re Bhumibol Adulyadei considerato come il padre della nazione.

Serbia: 6 gennaio

Russia: 23 febbraio

Danimarca: 5 giugno

Estonia: seconda domenica di settembre

Giappone: 19 giugno.

Viene chiamata “ Chichi no Hi” ed è tradizione regalare ai padri delle cravatte fatte a mano e invitarli a mangiare torte di riso dolci chiamate Mochi.

Germania: Coincide con il giorno dell’Ascensione, che si festeggia dopo i quaranta giorni della Pasqua e solitamente di giovedì.

Inoltre, tradizione vuole che, in Germania, i padri sono soliti girare con dei carri pieni di cibo e di bevande alcoliche.

 

Il fiore più emblematico per questa ricorrenza, secondo la simbologia cristiana, è il Giglio.

Questo fiore esprime tutto l’amore per lui.

Inoltre, secondo la storia, la Madonna decise di sposare Giuseppe quando lo vide con un giglio bianco tra le mani.

 

Tra i cibi più rappresentativi, possiamo trovare:

- Il Pane di San Giuseppe (può avere forma di fiore, simboli sacrali, frutta) tipico della tradizione siciliana.

   (Immagine presa da internet)

 

- Raviole di San Giuseppe (pasta frolla a forma di mezza luna, ripiene di marmellata) tipico della tradizione emiliana.

 

  (Immagine presa da internet)

 

- Pasta e Ceci di San Giuseppe (pasta fatta solo di farina e acqua) tipico della tradizione romana e delle regioni del sud, particolarmente Sicilia e Calabria.

 (Immagine presa da internet)

 

Curiosità:

 

  • Nel 2015, la Casa Bianca ha rilasciato una dichiarazione in cui si afferma che la Festa del Papà non è solo un giorno per celebrare i padri, ma anche per celebrare tutti coloro che fungono da figura paterna nella vita di un bambino.
  • Secondo una ricerca, è la quarta festa più commerciale dell’anno, dopo il Natale, la Festa della Mamma e la festa di San Valentino
La Storia del Tappeto
La Storia del Tappeto

La storia del tappeto è antica e ricca di tradizioni e culture diverse. Si ritiene che i tappeti siano stati realizzati per la prima volta nell'antico regno della Persia, intorno al 500 a.C. Inizialmente erano utilizzati per scopi pratici come isolare dal freddo e dal calpestio, ma presto si evolsero in oggetti d'arte e status symbol.

Ma dietro alla loro creazione, vi era un significato più profondo rappresentato dai simboli disegnati che raccontavano la storia di chi li aveva creati.

Nel momento in cui l’uomo aveva iniziato a disegnare sulle pareti delle caverne, ha iniziato anche ad adornare gli arredi e i vestiti con decorazioni.

Infatti, per quanto riguarda i tappeti i simboli rappresentati servivano per proteggersi dal malocchio, dall’infertilità e per avere più fortuna e meno malocchio.

La maggior parte dei tappeti antichi, erano costruiti in lana, materiale poco duratura e per questo motivo ne sono stati ritrovati veramente pochi.

Durante il periodo islamico, i tappeti persiani divennero famosi per le loro intricate e colorate disegni geometrici e floreali. La tecnica di tessitura fu poi esportata in altre culture, come l'Impero Ottomano e l'India, che svilupparono stili unici.

Il tappeto si era conservato perché era stato congelato in una blocca di ghiaccio e si chiamava Pazyryk.

Nel XV e XVI secolo, i tappeti orientali furono introdotti in Europa grazie alle spedizioni commerciali e all'influenza dei crociati. La loro popolarità crebbe rapidamente e divennero un segno di ricchezza e raffinatezza. In questo periodo, i tappeti furono anche utilizzati come elementi decorativi nell'architettura e nell'arte.

Nel XIX secolo, con l'avvento della macchina tessile, la produzione di tappeti divenne più economica e accessibile. Questo portò alla creazione di stili e tecniche nuovi, come i tappeti in lana d'Inghilterra e i tappeti persiani in stile deco.

Il tappeto più antico, di cui si abbia notizia, è stato trovato nel 1949 in una tomba in Siberia ed era composto da 360.000 nodi al metro quadrato e risaliva al V- IV secolo a.C.

La sua misura è di 200x182 cm e probabilmente la sua origine è persiana nonostante sia stato trovato a migliaia di chilometri dalle Persia.

Il campo centrale è diviso in ventiquattro quadrati e presenta una croce le cui estremità terminano con un fiore stilizzato.

Le cornici che delimitano la bordatura presentano dei quadrati con all’interno un grifone.

 

 (Immagine presa da Internet)

 

Oggi, i tappeti sono ancora molto popolari come elementi d'arredo e continuano a essere realizzati in molte culture e regioni in tutto il mondo, ognuna con la propria tradizione e stile unico.

In sintesi, la storia del tappeto è un viaggio attraverso secoli di tradizioni culturali e artistiche, che hanno reso questo oggetto una parte importante della storia umana e una forma d'arte ancora apprezzata oggi.

 

I tappeti sono classificati in base alla loro provenienza:

  • Persiani: ornati solitamente con disegni floreali e scene di caccia
  • Turchi: detti anche Anatolici, sono commercializzati soprattutto ad Istanbul e sono asimmetrici.

I colori predominanti sono il verde, l’avorio, il giallo e l’azzurro.

Solitamente sono privi di figure animalesche e umane.

  • Berberi: presentano disegni asimmetrici geometrici e sono composti da lana con il filato grosso.

I colori predominanti sono l’oro, l’azzurro e il rosso.

  • Caucasici: presentano figure geometriche e arabesche.
  • Turkestan: il motivo principale è un ottagono reiterato in colonne orizzontali o verticali.
  • Transcaspio: presentano uno sfondo rosso e motivi geometrici ripetuti. Conosciuti anche con il nome di Bukhara.
  • Cinesi: gli ornamenti e i disegni sono tipici del luogo.

 

Analizzando i principali materiali di composizione troviamo:

 

Juta: fibra tessile ruvida naturale ricavata dal fusto della pianta appartenente al genere Corchorus.

Rappresenta la qualità più pregiata nel mondo tessile ed è composta da filamenti lunghi 2-3 metri con fibre spesse che vanno dai 2 ai 5 mm.

La sua produzione si concentra per l’85% in India e Bangladesh.

Questo materiale può essere lavorato all’uncinetto e può essere anche mescolato con altri filati per la realizzazione di borse o cinture.

Più è chiaro il filamento, maggiore sarà la sua qualità.

E’ denominata anche fibra d’oro perché presenta dei riflessi lucenti e dorati.

   Scropri Ora

 

Cotone: fibra tessile ricavata dalla bambagia che avvolge i semi delle piante appartenenti al genere Gossypium.

Questi tappetti sono duraturi, resistenti e hanno una migliore qualità di assorbimento della tintura.

Ciò indica che, possono essere personalizzati in un’ampia gamma di motivi e colori.

Scropri Ora

 

Lana: fibra di origine natura più comune insieme alla seta per la realizzazione di tappeti di alta qualità.

Trattiene molto bene i coloranti e presenta una elasticità naturale, il che significa che può essere allungata, piegata e girata molte volte prima che si rompa.

La lana fa bene all’ambiente poiché deriva dalle pecore che vengono tosate dai loro cappotti ogni anno.

(Teniamo a precisare che, la tosatura non danneggia le pecore ed è importante farla per la loro salute durante i periodi più caldi)

 

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Seta: fibra proteica di origine animale, più comune insieme alla lana per la realizzazione di tappeti di alta qualità.

Si ricava dal bozzolo prodotto dai bacchi di seta e permette di fabbricare tessuti pregiati.

Permette di realizzare modelli più precisi e complessi.

Sono più sottili e morbidi al tatto.

La loro fibra è fine e dunque il tappetto risulta delicato ed è consigliato utilizzarlo in aree a basso traffico.

 

Bambù: materiale naturale, facile da lavorare e molto diffuso poiché facile da reperibile in natura.

Le sue proprietà più importanti sono la leggerezza, la versatilità e la sua resistenza.

 

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Legno: tessuto vegetale che costituisce il fusto delle piante aventi crescita secondaria.

E’ molto resistente e di lunga durata.

Inoltre, è un ottimo isolante termico capace di assorbire il calore e di cederlo con lentezza.

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Tessuto: tessuti con una vasta gamma di scelta (cotone, lino, velluto).

Occorre valutare la sua resistenza, ed il colore del tessuto oppure della trama, scegliendo quello che si addata di più alla stanza.

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Pelle: materiale pregiato e costoso dato dall’unione di materiale di origine animale e prodotti chimici che ne consentono una facile lavorazione e morbidezza.

 

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Lino: fibra molto antica naturale composta dal 70% di cellulosa.

Riesce ad assorbire l’umidità, è anallergico e battericida e molto resistente.

 

 

Se stai cercando un tappetto che può essere collocato in una zona ad alto traffico oppure all’aperto, puoi optare per il materiale riciclato.

Questi tappetti sono realizzati in plastica e tessuti a mano, sono ecologici e facili da pulire.

Per riempire uno spazio o rendere confortevole una stanza, un tappeto è la scelta ideale.

Dovranno adattarsi allo stile di vita della casa e quindi è importante valutare molti aspetti a riguardo.

Oltre al materiale, è importante analizzare anche:

  • Le misure: il tappeto deve adattarsi agli spazi e quindi è importante che abbia le giuste misure.

Per capire quali scegliere, provate a stendere dei fogli sulla superficie che intendete coprire.

  • I colori: se avete mobili in tinta unita, è preferibile optare per un tappetto fantasioso e luminoso mentre, se avete arredato la vostra casa con molti colori, meglio scegliere un tappeto semplice a tinta unita.
  • Le posizioni: occorre disporre i mobili sul tappetto e non in bilico sui bordi.

E’ preferibile che il tappeto sia almeno una ventina di centimetri più largo rispetto ai mobili posizionati sopra.

 

 

“Il tappeto volante lo adori finché non devi nasconderci sotto la polvere”

  • Cit

 

Epifania
Epifania

Il mese di gennaio, è dedicato all’ Epifania, che tutte le feste si porta via.

E’ l’evento “conclusivo” appartenente alla cultura cristiana che si celebra dodici giorni dopo il Natale, ossia il 6 gennaio.

Nella tradizione cristiana, l’Epifania, rappresenta il giorno in cui Gesù Bambino si manifestava ai tre re Magi che erano andati a Betlemme per vederlo, portandogli i doni.

Il termine, deriva dal greco Epiphaneia che significa appunto manifestazione.

Di sicuro vi starete chiedendo quale sia il collegamento con la Befana.

Secondo una leggenda appartenente al XII secolo, quando i Re Magi andarono a Betlemme, si persero e chiesero informazioni ad una signora anziana, chiedendole se voleva andare anche lei a portare i doni alla mangiatoia.

La signora, si rifiutò ma subito dopo se ne pentì e preparò un cesto pieno di doni, destinati a tutti i bambini.

“ Viva viva la Befana! Passa di qui una volta sola

 

L’elemento rappresentativo è dunque la Befana.

Erroneamente si rappresenta con un cappello da strega.

In realtà, porta uno scialle di stoffa, uno sciarpone di lana, gonna lunga, calzettoni e scarpe comode.

Pochi denti, naso prominente e schiena ricurva che rappresentano l’anno vecchio.

Ma cosa consegna la befana?

La befana consegna doni e dolciumi ai bambini che, nell’anno precedente si sono comportanti bene e carbone o cipolle a quelli che si sono comportati male.

 

I paesi che riconosco l’Epifania come festività, sono pochi:

  • Italia
  • Grecia
  • Spagna
  • Svizzera (solo alcuni cantoni)
  • Austria
  • Germania (solo in alcune zone)
  • Svezia
  • Polonia
  • Finlandia
  • Slovacchia
  • Repubblica Dominicana
  • Puerto Rico

Ovviamente, ogni Paese celebra questa festa a seconda di diverse ritualità.

Ad esempio, in Spagna, la sera del 5 gennaio si assiste alla sfilata delle carrozze e al rientro a casa, i bambini devono pulirsi bene le scarpe e lasciare cibo ai Re Magi, acqua ai cammelli e andare a letto presto, svegliandosi tardi alla mattina per evitare di incontrare i Re Magi e di rimanere senza regali!

 

In Italia invece, è tradizione festeggiare l’Epifania organizzando feste, mercatini, falò e bruciando la “Vecchia” per dare il benvenuto all’anno nuovo, in quanto, il fuoco porta con sé le tristezze del passato.

 

Nel tempo, si sono create anche tradizioni culinarie.

In Piemonte, troviamo la Fugassa d’la Befana, un dolce morbido che al suo interno contiene una fava bianca ed una nera.

Chi trova la prima deve pagare il dolce, chi trova la seconda deve offrire da bere.

In Veneto troviamo la Pinsa, un dolce realizzato con farina di mais e frutta fresca.

 

 

CURIOSITA’:

-          L’Epifania è una festa che unisce tre eventi della vita di Cristo: l'adorazione di Gesù da parte dei Magi, il battesimo di Cristo nel Giordano e il suo primo miracolo alle nozze di Cana

-          I nomi dei ReMagi non compaiono nel vangelo ma in una versione apocrifa del culto cristiano-copto

-          La Befana è una tradizione solo italiana

Capodanno
Capodanno

Il mese di dicembre, è dedicato interamente alle festività natalizie.

L’evento definitivo è rappresentato dalla notte di San Silvestro, ossia la notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio.

La celebrazione del nuovo anno, è la tradizione più antica che ci sia e che accomuna tutta il mondo, anche se, in tempi e festeggiamenti diversi.

Non abbiamo molte notizie in merito alla comparsa di questa tradizione, ma sappiamo che l’invenzione è stata del popolo Babilonese circa 4000 anni fa.

Infatti, l’anno babilonese iniziava in corrispondenza dell’equinozio di primavera.

La primavera, rappresentava un periodo molto importante per la nuova semina e per la fioritura.

A questo punto vi starete chiedendo quale sia la connessione tra agricoltura ed il primo giorno dell’anno …. La connessione non c’è, e la decisione di festeggiare il 1° gennaio è stata una scelta puramente arbitraria.

Per quanto riguarda il popolo romano invece, l’anno nuovo solitamente si festeggiava a marzo anche se il calendario veniva continuamente manomesso da parte di tutti gli imperatori.

Fu solamente nel 46 a.C. che venne promulgato il Calendario Giuliano, da parte di Giulio Cesare, che stabiliva il 1° gennaio come primo giorno di un nuovo anno.

Questo calendario, era solare ed era basato sul ciclo delle stagioni.

Molti paesi iniziarono ad utilizzarlo, ma la data di Capodanno variava ancora a seconda della zona.

Ad esempio, per quanto riguarda l’Italia, a Pisa e Firenze si celebrava l’anno nuovo il 25 marzo, mentre in Puglia, Calabria e Sardegna il 1° settembre.

Fu solamente nel 1691 con Papa Innocenzo XII, che venne fatta coincidere in tutta Europa la data del 1° gennaio ed ufficializzata nel calendario Gregoriano.

Il calendario Gregoriano, è stato introdotto perché in quello precedente (Giuliano) non era stato calcolato l’anno bisestile, e questo, portava ad una perdita di giorno durante l’anno, in quanto, la rivoluzione della terra attorno al sole dura 365 giorni e 6 ore.

Nonostante questo, in Italia, durante il regime fascista, il Capodanno venne spostato al 28 ottobre, che era il giorno dell’anniversario della marcia su Roma, e dopo la caduta della RSI (Repubblica Sociale Italiana) si ritornò al primo gennaio.

 

 

 

Diverse date per il Capodanno:

  •          Capodanno Europeo: 1° gennaio
  •          Capodanno Cinese: Non ha una data precisa, poiché si basa su un calendario lunisolare e la data può variare di circa 29 giorni.
  •          Capodanno Islamico: Le interpretazioni di questa celebrazione, sono diverse per due principali comunità: Sciiti e Sunniti, non rappresenta una vera e propria festività, ma una commemorazione. Viene utilizzato il calendario lunare e la data varia a seconda dell’anno.Parliamo del così detto Muharram, ossia il primo mese dell’anno e uno dei quattro mesi, considerati sacri.
  •          Capodanno Ortodosso: 14 gennaio

 

In Italia è tradizione festeggiare il Capodanno organizzando cenoni (veglione), invitando parenti oppure amici e mangiare i piatti più tipici della tradizione:

-          Lenticchie

-          Zampone

-          Lenticchie

-          Stinco

-          Uva

 

Inoltre, ci sono alcune tradizioni profane che consistono nell’indossare biancheria intima rossa, nel gettare dalla finestra vecchi oggetti, baciare sotto il vischio la persona amata, etc...

Un'altra tradizione è quella di accendere fuochi e petardi, questo non solo per festeggiare il nuovo anno che verrà, ma anche perché, i botti uniti al disfarsi di vecchi mobili e stoviglie hanno il significato di eliminare tutte le negatività dell’anno che sta giungendo al termine.

Il giorno del 31 dicembre, si chiama anche San Silvestro (santo che si festeggia in questa giornata), erroneamente viene chiamato anche Capodanno, pur trattandosi solo della sua vigili

 

 

 

CURIOSITA’:

-          Se sei alla ricerca di prosperità, è usanza mangiare le lenticchie dopo la mezzanotte, mentre se cerchi l’anima gemella, il melograno.

-          I celti festeggiavano Capodanno durante la notte di Halloween (31 ottobre-1°novembre)

-          La tradizione di fare regali a capodanno, è giunta a noi grazie ai Persiani che erano soliti regalare uova che simboleggiavano produttività.

La Storia dell'Albero di Natale
La Storia dell'Albero di Natale

Il mese di dicembre, è dedicato all'allestimento degli addobbi, in occasione del Natale.

L'elemento più rappresentativo, che viene utilizzato in tutto il mondo è l'albero.

La sua nascita ha origini celtiche: i popoli del Nord Europa durante il solstizio d'inverno, richiamavano il ritorno del sole, ossia della Primavera, attraverso rituali che consistevano nell'ornare gli alberi da frutto, ballandoci attorno, tuttavia, questa tradizione fu inglobata nella tradizione cristiana, anche se inizialmente, l'abete venne sostituito con una pianta di agrifoglio che rappresentava la corona di spine di Cristo.

La prima città ad aver ospitato il primo albero di Natale, è stata Tallinn (cittadina dell'Estonia) nel 1441: nella piazza principale, fu esposto un grande abete, ma per uno scopo ben diverso: i giovani ragazzi / e, ballavano attorno all 'albero, con l'obbiettivo di trovare l'anima gemella e scambiarsi “effusioni amorose”… tuttavia questa usanza andò perdendosi con il tempo.

In Italia, il primo albero di Natale fu allestito nella seconda metà dell'Ottocento da parte della regina Margherita.

La data di preparazione, per tradizione, è l'8 dicembre, e coincide con la festa dell'Immacolata Concezione.

L'albero, rappresenta l ' ALBERO DELLA VITA l' ALBERO DEL BENE E DEL MALE , i quali, secondo le maggiori religioni, furono messi da Dio al centro del Giardino dell'Eden e, inizialmente, veniva addobbato con frutti, tra cui le mele rosse.

La mela rossa, oltre al colore che simboleggia questa festa insieme al verde, rappresentava, per la tradizione cristiana, il simbolo del peccato originale commesso da Adamo ed Eva.

Fu solamente nel 1858, a causa di un inverno molto rigido in Francia, che vennero realizzate le prime palline come decoro, data la scarsa quantità di mele disponibili, non sarebbe bastato per decorare l'albero: un artigiano di una piccola città, che si occupava della produzione di vetri per orologi ebbe una fantastica idea: dato che per produrre questi vetri, il vetro doveva essere tagliato in palline che poi venivano soffiate, pensò di fare lo stesso per realizzare gli addobbi.

Il 22 dicembre del 1882, ci fu invece il primo albero di Natale illuminato.

Edward Johnson, un socio di Thomas Edison, mostrò il suo albero ornato da 80 lampadine a incandescenza elettriche rosse, bianche, blu. Il successo non tardò ad arrivare, anche se il costo relativo al consumo elettrico, costrinse gran parte dei cittadini a continuare ad utilizzare come decori le classiche candele di cera e solo nel 1940 si assistette ad una graduale sostituzione.

L'utilizzo delle candele di cera, si deve a Martin Lutero, che incuriosito dalla luminosità che le stelle producevano tra i sempreverdi, decise di porre sugli alberi delle candele.

L'elemento decorativo più importante, posto sulla punta dell'albero natalizio invece, è il puntale.

Rappresenta l'arcangelo Gabriele durante la sua visita alla casa di Maria per annunciare il concepimento.

Questo elemento decorativo, risale al periodo Vittoriano ed è collegato alla regina Vittoria e al principe Alberto, che furono i primi ad ornarne l'albero con un puntale a forma di Angelo.

In genere, l’albero di Natale più usato in Italia è il Peccio (Abete Rosso) mentre in Europa Centrale, è più comune l’utilizzo di Abeti e raramente di pini o di sempreverdi.

Tuttavia, comprare un albero di Natale vero, richiede numerose cure, soprattutto se presenta radici, inoltre, l’acquisto deve essere ripetuto ogni anno.

Se invece optiamo per un albero artificiale, la sua durata sarà di moltissimi anni.

I materiali più utilizzati per la loro creazione sono:

  • PVC: materiale considerato più ecologico perché impatta poco sull’ambiente.

Gli aghi sono realizzati incollando insieme 2 o 3 fogli di PVC tagliandoli in lunghe strisce rettangolari che dopo vengono fissate ai rami.

 

  • PE: materiale molto leggero che costituisce il 40% del volume totale della produzione mondiale di materie plastiche.

Il processo per realizzare questi alberi è molto difficile ed è per questo che sono più costosi.

 

  • PP: materiale più utilizzando nel mondo delle materie plastiche.

Questi alberi sono realizzati con aghi dall’aspetto “naturale” e con un mix di materiale PVC e PP

 

  • LEGNO: materiale naturale che evoca pace e tranquillità.

Addato a coloro che, soffrono di allergie e non possono tenere in casa un albero artificiale.

Tra le diverse tipologie di albero invece, troviamo:

 

  • Classico: il classico albero di colore verde
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  • Colorato: per chi ama uscire dagli standard, sono disponibili diversi colori di albero.

         Tra i più apprezzati troviamo il rosso oppure il bianco 

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  • Innevato: costituiti da rami in PVC su cui viene spruzzata la neve.

         Tende a sporcarsi maggiormente, ma basta un tocco di neve per ripristinare il suo splendore

 

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  • Stretto: forma più affusolata, ideale per chi ha poco spazio nella propria abitazione

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  • Mezzo Albero: ideale per spazi stretti, è un albero tagliato a metà per addossarlo ad una parete

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  • Ad Angolo: praticamente un quarto di albero, ideale per addossarlo ad un angolo

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  • Appeso: ideale per chi non ha spazio, per chi ha animali (gatti soprattutto) oppure per chi non vuole avere oggetti troppo vistosi nella propria casa.

 

  (Foto presa da Internet)

  • Da Esterno: realizzato con materiali anti-umidità e pioggia.

Solitamente decorati con luci led e palline che rendono il giardino un vero e proprio paesaggio natalizio !

 

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  • Capovolti: l’abete ha la forma di un triangolo e religiosamente parlando, ricorda la santissima trinità.

Una vera idea originale per chi ama uscire dagli schemi.

La sua prima apparizione risale al VII secolo e spesso venivano decorati con catene fatte di carta, frutta, biscotti o caramelle.

 

   (Foto presa da Internet)

 

CURIOSITA ':

  •          Un albero di Natale, per raggiungere la sua altezza, ci impiega 7 anni
La Storia del Camino
La Storia del Camino

In qualsiasi castello e abitazione del passato, si poteva trovare, almeno nelle stanze principali, un camino.

I primi camini della storia venivano utilizzati solo per la cottura dei metalli e della terracotta, solo nell’epoca successiva a quella Medioevale il suo utilizzo si evolse diventando anche motivo di arredamento.

Il focolare veniva posto al centro della stanza principale e la fuoriuscita dei fumi avveniva grazie ad un foro presente sul tetto, questo sistema permetteva di tenere il fuoco lontano dalle pareti e di diffondere il calore in modo uniforme su tutte le stanze.

Purtroppo, a causa dei materiali utilizzati, molti furono i casi di incendi.

Successivamente, grazie ai Normanni, venne realizzata la cappa e la canna fumaria che consentivano di convogliare il fumo prodotto dalla combustione oltre il tetto, inoltre, il progresso dei nuovi materiali edilizi portò alla sostituzione delle case in legno con edifici realizzati in pietra e mattoni, tale evoluzione, consentì di realizzare anche canne fumarie e cappe con gli stessi materiali; grazie a questo, il rischio di incendio diminuì e nacque il concetto di caminetto moderno che veniva addossato a qualsiasi parete in qualsiasi stanza.

 

Le tipologie di camini:

  • Camini a legna: solitamente la loro forma è aperta e il calore viene generato dalla combustione di un adeguato volume di legna.

La sua funzione riscaldante avviene principalmente per irraggiamento (onde elettromagnetiche con frequenza nell’infrarosso).

La legna viene disposta direttamente sulla griglia metallica che è sollevata dal basamento stesso.

La parte superiore (cappa) raccoglie i fumi e i sottoprodotti e li trasferisce all’esterno attraverso la canna fumaria.

 

  • Camini a gas: sono semplici da installare e presentano una canna fumaria con dimensioni contenute.

L’andamento della combustione e la quantità di calore generato possono essere regolati e tenuti sotto controllo con la massima precisione.

Inoltre, non produce cenere e quindi, la quantità di residui che viene prodotta è molto limitata.

 

  • Camini elettrici: permettono di visualizzare una fiamma su un monitor e funzionano con la corrente elettrica, non ci sono costi per i combustibili ma il riscaldamento risulterà meno intenso.

 

  • Camini a bioetanolo: funzionano senza la necessità di una canna fumaria.

Il bioetanolo è un combustibile liquido e incolore che deriva dalla fermentazione della canna da zucchero o dei cereali ed è atossico.

Il costo viene calcolato a litro ed è compreso tra i 2 e i 3 euro.

La durata di un litro di combustibile equivale al tempo di circa 2-3 ore.

 

  • Camini a pellet: a differenza del camino tradizionale, richiede energia elettrica per essere avviato.

Il suo rivestimento può essere in ceramica, in ghisa oppure in acciaio.

E’ dotato di un bruciatore e di un serbatoio per contenere il pellet, che viene raccolto e lasciato cadere nel focolare.

Il getto d’aria che viene rilasciato ha la funzione di ventilare e rendere la combustione perfetta, riducendo così i consumi del pellet durante il suo utilizzo.

La combustione del pellet genera dei fumi che vengono espulsi tramite il foro che sbuca all’esterno.

E’ possibile programmare l’accensione e lo spegnimento, regolandolo a seconda delle proprie necessità.

 

Un’altra distinzione riguarda il materiale, possiamo avere:

  • Camini in cartongesso: materiale versatile e flessibile.

Facile da lavorare e questo permette di rinnovare l’aspetto del caminetto anche in modo autonomo.

  • Camini in marmo: materiale ecocompatibile che non nuoce alla salute.

Non emette sostanze tossiche anche se esposto a fiamme libere.

Resiste all’umidità e ha una lunga duratura.

  • Camini in pietra: materiale che immagazzina e irradia il calore.

E’ uno dei materiali più antichi del mondo dotata di una lunga durabilità e considerata quasi indistruttibile.

Può supportare l’usura senza cadere a pezzi.

 

Infine, è necessario fare una distinzione anche per la sua collocazione:

  • Camini bifacciali: sono la soluzione ideale per separare due ambienti e per avere una perfetta visione del fuoco da entrambe le stanze.

Può essere installato nella parte centrale di una stanza oppure può essere inserito in una parete grazie alla sua progettazione a doppia faccia.

L’effetto estetico è molto suggestivo e moderno.

 

    (Foto presa da internet)

 

  • Camini a parete: ideali per chi ha poco spazio.

Sono pratici, eleganti e si adattano facilmente a qualsiasi ambiente.

      (Foto presa da internet)

 

  • Camini ad angolo: collocato all’incrocio tra due muri è una soluzione funzionale e salvaspazio.

Adatto per riscaldare piccoli ambienti poiché la sua collocazione non permette di diffondere il calore su una casa strutturata a più livelli.

 

  (Foto presa da internet)

 

  • Camini sospesi: installato a ridosso di una parete, realizzato con materiali molto leggeri, genera una fiamma visibile a mezz’altezza.

Può essere installato in un appartamento moderno oppure in una casa arredata in modo classico.

Solitamente si presenta come prodotto prefabbricato fornito con tutto il necessario.

 

  (Foto presa da internet)

 

Il camino viene scelto per due ragioni: estetica oppure funzionale al riscaldamento.

Se volete avere una semplice fiamma in casa è consigliato l’acquisto di un camino bifacciale perché offre una buona visione della fiamma senza la necessità di un fuoco potente.

Se, invece, volete un sistema di riscaldamento potente, è utile optare per un camino a legna o pellet.

Un camino a legna va valutato attentamente in quanto necessità di stoccaggio della legna da ardere, una pulizia costante delle le canne fumarie e il fuoco deve essere accesso manualmente.

Se si vuole progettare un camino che non dia problemi di tiraggio e fumo, sono importanti le dimensioni delle canne fumarie: la sezione deve essere compresa tra 1/12 e 1/10 dell’apertura del camino.

Infine, un’altra importante caratteristica del camino è che può essere aperto o chiuso.

L’apertura risulta preferibile per la resa energetica e perché riscalda la casa in modo più uniforme.

La chiusura invece, è molto interessante soprattutto se si ha paura di scottarsi o se si vuole riscaldare un ambiente che risulta delicato perché presenta tappetti, tende etc…